Omelie

Omelia di don Attilio del 21 aprile 2024 - Quarta di Pasqua

È un pastore energico, determinato, deciso, combattivo. Perché a volte le pecore che siamo noi vanno cercate là dove si perdono. Altre volte vanno difese dai tanti lupi che incontrano.

Per cinque volte in poche righe Gesù spiega come riesce a difendere la nostra vita: dona la sua vita. Donare è il segreto per una vita bella come bello (non solo buono) è il pastore coraggioso che veglia sul gregge radunato per la notte. Dona la vita, la spende,  la divide, la offre, la riversa su di noi. Ma di un amore libero e maturo, adulto e fiorito

Senza aspettarsi nulla in cambio. Scoprendoci amati, diventiamo amanti, amabili. La vita la dà e poi se la riprendere, la riprende quando vuole. Un amore maturo sa donare senza lasciarsi travolgere, senza lasciarsi ingabbiare e manipolare. Bene dice altrove il Maestro: Dio comanda di amare gli altri come noi stessi. Di amare noi, quindi, per primi. Ma non dell'amore narcisistico ed egoistico tanto di moda oggi. Dell'amore libero e concreto che ci deriva da Dio.

Quell'amore  espresso dall'alto della croce, un amore libero e liberante che attira tutti. Ti posso amare bene sapendo che tu, come me, come tutti, porti nel cuore delle ombre. Gesù ama bene. Perciò ci può difendere, anche dal lupo che portiamo nel cuore.

Oggi la Chiesa prega per le vocazioni. Ci sarebbe tanto da scrivere. Molti dicono: non ci sono più vocazioni. Sbagliato: non ci sono più cristiani! Perché i tanti dibattiti su cosa sia una vocazione, una chiamata, rischiano sempre di perdere di vista l'essenziale: Dio non è moralista, non vuole una pia società organizzata.

Dio è passione, amore travolgente e, a volte insostenibile. E così è per chi lo segue. Prete, suora, famiglia, laico. Siamo tutti chiamati. A fare esperienza di Dio come siamo.

Al mercenario, dice Gesù, non importano le pecore. A Dio sì. A Dio importa di me. Essere chiamati significa farne esperienza. E raccontare agli altri che anche di loro Dio si occupa.

don Attilio Zanderigo