Omelie

Omelia di don Attilio del 4 febbraio 2024 - Tempo Ordinario V

Gesù esce dalla sinagoga e si dirige nella casa di Pietro. Ora è la casa ad essere il cuore della nuova comunità di discepoli. Dio esce dal tempio per abitare e fecondare la quotidianità. Gesù, entrando in casa di Piero, scopre che sua suocera è a letto, febbricitante. Si avvicina, la prende per mano e la guarisce. Lei, subito, si mette a servirli.

Anche noi siamo come la suocera di Pietro: guariti per servire. Un atto è quello di servire il Signore e i fratelli a partire dalle nostre ferite che diventano capaci di lasciar passare la luce che abbiamo accolto. La comunità non è composta da gente sana, bella, forte, perfetta, esemplare, ma da peccatori perdonati. Da persone fragili che nel Signore trovano guarigione e forza,  per questo  sono in grado di servire i fratelli.

La curiosità raduna una piccola folla nel cortile interno della casa della moglie di Pietro. Gesù non li delude ed esce dalla piccola casa del pescatore, si ferma sulla soglia e lì guarisce e libera.

La giornata è finita, ma non per Gesù. Si alza presto al mattino per andare a pregare, tutto solo. È questo il segreto della sua forza: il colloquio intimo e fecondo col Padre. Ha lavorato tanto, accolto e guarito. È stanco ma si è speso all'inverosimile. Lo può fare solo perché sa dove nutrirsi, perché sa come ricaricarsi, dove andare, a chi rivolgersi.

La preghiera, la meditazione, il silenzio ci sono indispensabili per nutrire la nostra anima. Essenziali per non morire dentro. Cinque minuti di preghiera quotidiana possono cambiare molte cose. Più la nostra vita è caotica e confusa, oberata e faticosa, e più ci è indispensabile dedicare del tempo alla nostra vita interiore, anche a costo di rubare qualche minuto al sonno.

La preghiera ci rende liberi, la preghiera ci rende discepoli.

don Attilio Zanderigo