Omelie

Omelia di don Attilio del 5 marzo 2023 - Quaresima II

“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro.” Oggi ci soffermiamo sul  mistero di luce che avvolge Gesù, sul senso che questo evento sul Tabor assume per preparare i discepoli e noi allo scandalo della croce.

Il cammino di quaresima giunge ad una svolta. Il Tabor ci dice che la nostra vicenda umana non è destinata al buio, ma s’illumina. In questa luce comprendiamo lo sguardo del bambino, le mani dell’anziano, ma anche le piaghe del malato, e il respiro del morente; capiamo che cosa è veramente il tempo, la conoscenza, l’amicizia, l’amore, la gioia e il pianto dell’uomo. Possiamo vedere, sul volto di ogni uomo, anche sul più sfigurato, la trasfigurazione di Dio. Perché quello che noi solitamente vediamo con gli occhi non è tutto (“l’essenziale è invisibile agli occhi”, diceva il Piccolo Principe).

Salire sul monte, vivere così questa quaresima, significa vedere che non è tutto deserto e che la croce non è l’ultima parola, ma c’è un mistero di luce e di bellezza che è già nostro e che un giorno ci verrà dato completamente e per sempre. Anche la nostra meta è la trasfigurazione, con il punto di partenza e quello di arrivo indicati da due parole pronunciate lassù. La prima è rivolta ai discepoli, cioè a tutti noi: “È il mio Figlio, Ascoltate lui”.

Così inizia la trasfigurazione: chi lo ascolta diventa come lui. Ascoltarlo significa essere trasformati. La Parola chiama, guarisce, cambia il cuore, fa fiorire la vita, la rende bella.

“È bello per noi essere qui”. La seconda parola, esperienza di Pietro e di tutti i discepoli è stato un anticipo  della luce e della bellezza che è Dio. È bello essere di Cristo, perché anch’io, se Cristo è in me, sono, in qualche misura portatore di luce.

La trasfigurazione ci ricorda che la luce, per quanto custodita nella fragilità della nostra umanità, è più forte di ogni notte, anche la più nera, e splenderà sempre, ostinata, tra le tenebre. “Le nuvole  non possono annientare il sole”. Ecco perché non abbiamo avere paura: il nostro è il Dio che  ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita. 

don Attilio Zanderigo