Omelie

Omelia di don Attilio del 12 febbraio 2023 - Tempo Ordinario VI

“Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto”.

Gesù non cambia la Legge dei Padri, la riporta alla sua origine. Le ridona la vitalità che i nostri perbenismi hanno stravolto.

I dottori della Legge e i farisei pensavano  di potersi presentare davanti a Dio da primi della classe, nella loro rigidità spirituale e morale. Solo che Gesù chiede di più, chiede di superare quella giustizia. Chiede di andare oltre la norma per approdare alla misericordia.

Il primo tema affrontato in maniera esemplare è la violenza e l'omicidio. Non è solo l'atto a stabilire la gravità di un'azione ma anche la sua intenzione. Posso vivere e coltivare l'odio senza apparentemente mai commettere un gesto scorretto, così come posso usare la lingua come un'arma affilata e uccidere. Il divieto di uccisione non è limitato all'azione fisica ma anche a quella della volontà: posso uccidere col pensiero, con le parole, col giudizio, senza usare un'arma!

La stessa logica avviene rispetto al ruolo della donna. L'affermazione di Gesù fa riflettere. La donna non è proprietà dell’uomo. È persona. Relazione. Completamento. Gesù chiede di superare la logica del possesso, anche all'interno di una unione di coppia o di una famiglia. Rispetta il mistero che sei. Accoglie il mistero che è l'altro.

Il giuramento è una pratica comune a tutti i popoli, è l'ultima garanzia di verità che l'uomo può offrire al suo simile. Gesù disapprova ogni tipo di giuramento. L'abuso di giuramento è indice di sfiducia, di diffidenza. La proibizione di Gesù è un appello alla verità, alla carità, distrutta dal dubbio e dalla diffidenza. Al di fuori della sincerità vi è solo la menzogna che, ricorda S. Giovanni, ha per padre il maligno. Il discepolo è chiamato ad essere sincero innanzitutto con se stesso. Quando incontriamo Dio e ci specchiamo in lui non abbiamo più necessità di apparire diversi, di farci migliori, di apparire.

Se siamo chiamati ad essere sempre sinceri senza giurare, non è detto che siamo chiamati a dire tutto a tutti. Ci sono persone  curiose da cui difendersi. Accanto al concetto di autenticità e verità mettiamo quello di riservatezza e pudore.

Ricercare l'autenticità in noi stessi non è certo facile, ma possibile con l'aiuto del Signore. Più della giustizia dei farisei. Scoprendo, come dice la prima lettura, che se vogliamo osservare i comandamenti, saranno loro a custodirci.

don Attilio Zanderigo