Omelie
Omelia di don Attilio del 6 gennaio 2022 - Epifania del Signore
“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?”
Secondo l’evangelista Matteo i Magi sono uomini che vengono da lontano e sono uomini in ricerca. Proviamo ad immaginarci cosa significhi intraprendere un viaggio dalla Persia a Gerusalemme: si tratta di un itinerario di una grande fatica fisica e non deve essere stato facile affrontarlo guidati solo da un flebile segnale luminoso nel cielo. C’era qualcosa dentro di loro, che li ha fatti partire, una luce interiore.
In questa prima tappa i Magi ci insegnano che la ricerca di Dio è un percorso faticoso, lungo, che può incontrare anche ostacoli e scoraggiamenti, ma che non deve mai fermarsi. A Gerusalemme, i Magi incontrano la Sacra Scrittura. La Parola viene loro trasmessa dai sommi sacerdoti e scribi e viene accolta con gioia.
Nella Scrittura essi trovano una conferma delle loro attese e della loro ricerca. Quella che era una indicazione generica nel cielo, diventa ora un punto concreto: Betlemme di Giudea. Quando arrivano al “luogo in cui si trovava il bambino” accade un fatto imprevisto: “provarono una gioia grandissima” dice il Vangelo. Non è solo la gioia di essere arrivati.
E’ una gioia “incontenibile”. Qui i Magi ci insegnano, che la gioia proviene dall’incontro personale con Cristo. “Siamo venuti per adorarlo”. È il motivo della loro visita. Adorare significa entrare in comunione di vita. I Magi compiono questo gesto, prostrati a terra davanti a un bambino!
Si tratta di partecipare alla sua vita, al suo mistero. “Prostratisi lo adorarono”. La prostrazione che i Magi riservano al Bambino è la stessa che si deve solo al Signore. Riconoscono in quel Bambino il Dio che cercavano. Anche noi dovremmo dedicare più tempo all’adorazione come ci invitava la scorsa Epifania Papa Francesco, per dare senso alla nostra vita e per avere quella gioia che i Magi hanno avuto adorando quel Bambino.
don Attilio Zanderigo