Omelie

Omelia di don Rinaldo del 3 gennaio 2021 - Natale II (Anno B)

Con un linguaggio altissimo, mistico, teologico, a volte filosofico, ma anche poetico, le tre letture oggi fanno a gara nel dirci chi è quel pargolo che abbiamo festeggiato con solennità a Natale. Fu profetizzato da Isaia come l’Emmanuele. L’angelo Gabriele imporrà a Maria: “Lo chiamerai Gesù”. Gli angeli, sopra la grotta di Betlemme, lo cantano re di pace.

Il più lirico è il Siracide che canta il promesso Messia chiamandolo ‘Sapienza’, ma è ancora incerto sulla sua vera identità. Lo vede come la prima creatura di Dio, rivestito di tutti i poteri divini sulla creazione. Abiterà nell’alto dei cieli, affermando così tutta la sua sovranità e la sua inesauribile potenza creativa. Farà di tutti gli esseri creati una perenne oblazione al Dio altissimo, rivelandosi così l’unico ed eterno sacerdote che può entrare nella “tenda santa”. Per effondere con gioia il suo amore verso tutte le creature, e in particolare verso Adamo e i suoi discendenti, la Sapienza, che continuamente esce dalla bocca dell’Altissimo, sceglie di abitare in Gerusalemme e pianta le sue radici sull’intera umanità.

Il grande salto sulla identità divina della Sapienza, cantata nell’antico testamento, lo fa l’evangelista Giovanni, l’apostolo che “vide e credette”. Giovanni scrive il quarto vangelo dopo gli altri tre, quindi non più preoccupato di raccontare i fatti storici compiuti da Gesù. La sua urgenza è quella di aprire le stanze interiori della persona di Gesù. Lo fa con parole altissime, ardite e di una chiarezza tale che a noi chiede una sola, formidabile parola: credo!

Giovanni di Gesù e su Gesù scrive: “In principio era il Verbo”. Equivale a dire: il Verbo è fin dall’eternità, quindi è eterno. E aggiunge: “Il Verbo era presso Dio”. 

Per noi oggi, dopo tante riflessioni, è facile capirlo. Ma come potevano comprenderlo immediatamente i primi cristiani? Qui si intravede che Dio, pur unico, si identifica in due “io”: Dio e il Verbo, entrambi ugualmente Dio. Si fa strada la Trinità. Ed ecco l’affermazione per noi scontata: “…e il Verbo era Dio”. È quello che mancava al Siracide.

Ora lo sappiamo: la Sapienza di cui parla la prima lettura, quella “creata fin dal principio”, altro non è che il Verbo. La parola “creata” va sostituita con la parola “generata”. Si svela così il mistero dei misteri: che Dio, pur unico, è però posseduto in pienezza da tre “io”: il Padre, il Figlio e il Soffio d’amore che sussiste tra loro, lo Spirito.

Ma Giovanni non finisce di stupire, quando afferma: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Quel Verbo, che è l’autore della creazione, creatore in particolare dell’uomo, volle condividere la natura dell’uomo incarnandosi, e volle far condividere all’uomo la sua natura divina, divinizzandoci, cristificandoci.

Se con questi ragionamenti vi siete persi, perdonatemi, ma è necessario volare alto come cristiani. Solo volando, si impara a volare. Tornare al quotidiano dopo essere volati alto, sarà diverso, più bello e con più voglia di parole, di pensieri e azioni pulite.

L’apostolo Paolo dirà agli Efesini: “Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi ed immacolati, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”.  Allora, prima di lamentarci, scopriamo chi siamo!

don Rinaldo Sommacal