Omelie

Omelia di don Attilio del 14 novembre 2021 - Tempo Ordinario XXXII

“In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre”.

Le parole di Gesù non passeranno perché sono parole di verità e di giustizia. Giustizia che solo il Signore può fare e farà e sulla quale si riserva la parola definitiva. Separerà il grano dalla zizzania. A noi non chiede di farci giustizia da noi stessi. Ci chiede però di essere grano, di testimoniare contro la zizzania nella speranza che possa ravvedersi. Riecheggia l’invito ad amare i nostri nemici, a pregare per loro, a testimoniare l’amore del Padre perché, anche loro, possano sentirsi figli amati e non abbandonati o, peggio, condannati a vivere lontani da Lui. Non vuole perdere nessuno e tutti attende in questa paziente attesa dell’ultimo giudizio.

Perché non ci dice quando avverrà? Secondo i Padri della Chiesa non giova saperlo. Ai fini della salvezza quello che serve è stato rivelato, il Vangelo è stato annunciato e, l’amore infinito che lo sorregge, va al di là di ogni calcolo, soprattutto quello temporale che noi, nella nostra grettezza, sappiamo fare così bene. Per questo, non sappiamo neppure quando sarà il nostro ultimo giorno. Anche quello che è il nostro giudizio personale, ci sfugge avvolto nel mistero della Provvidenza misericordiosa del Signore. Eppure ci sono dei segni, anche per la nostra storia personale, ma non sempre li sappiamo leggere presi come siamo dalla frenesia quotidiana.

Il primo gesto di umiltà richiesto alla nostra fede è quello di non sostituirci al giudizio di Dio, ma di imitare la sua misericordia. Il Signore ci chiede di essere misericordiosi. È questo l’insegnamento che ci fa diversi dalla società, ed  è questa diversità che ci redime e ci salva.

don Attilio Zanderigo