Omelie

Omelia di don Attilio del 12 settembre 2021 - Tempo Ordinario XXIV

"La gente chi dice che io sia? Ma voi, chi dite che io sia?”. Oggi nel brano del vangelo abbiamo una duplice domanda con cui si apre questo brano. Gesù sa benissimo chi è. Siamo noi che dobbiamo chiarirci le idee.

Fino a Cesarea di Filippo i discepoli hanno seguito Gesù incantati dalla sua Parola così diversa da quella degli altri maestri, i suoi miracoli hanno lasciato tutti a bocca aperta, il suo modo di parlare del Padre ha rivelato un’intimità inaudita con Dio, la sua attenzione verso i poveri, gli ammalati, gli esclusi ha capovolto gli schemi religiosi del tempo. Ma ora Gesù vuole fare il punto della situazione con i suoi discepoli. E con noi.

Facile! Giovanni Battista, Elia o qualcuno dei profeti... Tutti hanno capito la grandezza di Gesù, ma la riducono a qualcosa di già conosciuto, non riescono a cogliere la sua novità. Succede spesso anche a noi di dare per scontato, di sapere già, e ci chiudiamo in una fede stanca e ripetitiva. Ma Gesù non si accontenta del parere della folla, ora vuole arrivare anche a loro, ai discepoli. E a noi.

Questa è la domanda fondamentale del Vangelo. Per noi che ci diciamo cristiani, questa è la domanda decisiva da cui dipende tutta la verità del nostro modo di vivere la fede. Non basta, per essere cristiani, aver ricevuto il battesimo, appartenere a una chiesa, praticare una religione o una morale, ma occorre che ci sia questa domanda, nel segno della più radicale sincerità, sulla figura di Cristo. “Chi è Gesù per me?”.

Che cosa saremo capaci di rispondere? Non dobbiamo sentirci mortificati se non riusciamo a trovare la risposta che vorremmo. Già il mistero di una persona è talmente grande che sfugge a ogni tentativo di definizione. Il mistero di Cristo poi, per la profondità della sua origine divina, va al di là delle nostre possibilità di comprensione. Ciò che conta è confessare umilmente la propria inadeguatezza e al tempo stesso affidare alla preghiera il desiderio di capire, di approfondire, di saper delineare con maggior nitidezza i tratti fondamentali della figura di Gesù.

Nessuno deve pensare che basti ricorrere alle tante immagini e risposte che ci vengono dal catechismo o da altre fonti, ma deve mettere in gioco se stesso, la sua sensibilità, il suo cuore, così da ripercorrere quello che è avvenuto tra Gesù e i discepoli. E una volta che si arrivi a dare una risposta, bisogna mettersi nuovamente in cammino per approfondirla così da renderla più vera, come un ritratto che da sfuocato ha bisogno di essere messo a fuoco.

don Attilio Zanderigo