Omelie

Omelia di don Attilio del 5 settembre 2021 - Tempo Ordinario XXIII

“Ha fatto bene ogni cosa, ha fatto vedere i ciechi, ha fatto udire i sordi”. Essere sordi, nella S. Scrittura, significa non accogliere il messaggio di salvezza di Dio. È  il popolo d’Israele, di solito, a manifestare sordità, come ci ricorda la prima lettura di Isaia.

Anche noi, travolti dalla mille cose da fare, attorniati da rumori, da chiacchiere, da opinioni, fatichiamo ad ascoltare. Proprio come accade al protagonista del vangelo di oggi, un sordo muto. Meglio, nel greco particolare di Marco, un sordo/balbuziente, che non riesce a farsi capire, che stenta a relazionarsi, destinato ad una chiusura al mondo esterno.

Il sordo è condotto da amici dal Signore; sono sempre altri a condurci a Cristo, a parlarci di lui, a indicarcelo. La fede è anzitutto incontro. E dopo l'incontro, l'amore spinge alla conoscenza. Ma per incontrare occorre muoversi, uscire dalle proprie certezze acquisite. 

Gesù porta il sordo in un luogo riservato. In mezzo al caos quotidiano e alla folla non riusciamo davvero ad ascoltare. La ricerca di fede avviene  cuore a cuore, in un atteggiamento reale di accoglienza. Dio ci parla ma, per accoglierlo, occorre ascoltare. Gesù compie dei gesti di guarigione. La nostra vita di fede ha bisogno di segni, di concretezza, di sacramenti.

don Attilio Zanderigo