Omelie
Omelia di don Attilio del 6 gennaio 2021 - Epifania
Siamo venuti per adorarlo” dice il vangelo di questa solennità. La parola “adorare” deriva dal latino “portare alla bocca”. Adorare significa entrare in comunione di respiro, di anima. Il bacio, nella Sacra Scrittura, ha questo intimo significato: la condivisione personale della vita. Quando adoro, divento intimo di Dio.
I magi compiono questo gesto, prostrati a terra davanti a un bambino! Non è solo il riconoscerne la superiorità e fare un atto di ossequio. Si tratta di entrare in comunione, di partecipare alla sua vita, al suo mistero. “Prostratisi lo adorarono”. La prostrazione che i magi riservano al bambino è la stessa che si deve solo a Dio.
Anche qui il Vangelo ci dice l’essenziale: riconoscono in quel bambino il Dio che cercavano. Dietro a quel gesto così importante di prostrarsi e adorare c’è il coronamento di una ricerca seria, faticosa, meditata e motivata. Adorare Cristo non è un atto irrazionale. Anche se pienamente comprensibile solo alla luce della fede, questo atto non è umiliante, non è mettersi uno scalino al di sotto, bensì iniziare un rapporto veramente giusto, rispettoso di Cristo e di noi stessi.
L’adorazione apre gli occhi dell’uomo. Per questo viene prima del portare doni. E’ il contatto personale con Cristo e il suo mistero la cosa più importante, il centro da cui sgorga ogni successivo dono a Dio e ai fratelli. La nostra ricerca ci deve portare ad adorare, prima di ogni altra cosa. Come hanno fatto i magi.
don Attilio Zanderigo