Omelie

Omelia di don Attilio del 3 maggio 2020 (Pasqua IV)

“Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.” (Gv 10,14)  Il Signore si presenta a noi in questa domenica come un buon pastore, che conosce e ama le sue pecore, le chiama per nome, le pecore lo riconoscono e lo seguono.

La domanda che devo pormi è questa:  chi  è il pastore della mia vita? Chi conduce la mia vita e dove mi conduce? Istintivamente ci viene da rispondere: “Io non ho pastori, me la cavo da solo, sono libero e adulto...”.

Se guardiamo bene, scopriamo che dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che c’ispira. Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal mercato: cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda, di farmi accettare. Tutto ciò è normale, in parte giusto. Ai discepoli, però, a quelli che hanno incontrato il Risorto, il Signore chiede di non seguire i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità la vende, di chi chiede adesione a un sogno improbabile da quella di chi la vita vera la dona. Gesù deve essere il punto di riferimento della mia vita, il pastore, il maestro, il Signore che io seguo.

Oggi celebriamo la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Vocazione significa rispondere a una chiamata, capire quale progetto di vita il Signore ha su di me. Una delle cose più belle dell’essere cristiani è proprio la scoperta di essere parte essenziale di un progetto d’amore, e di poter contribuire a realizzarlo! Abbiamo bisogno di pastori secondo il cuore di Dio, uomini che dedicano la loro vita al servizio del Vangelo e della comunità, come gli Apostoli.

Mancano preti? No: manca la fede, manca il coraggio di capire a che cosa “serve” un prete oggi, mancano comunità vive e dinamiche che spingono un giovane a dedicare le proprie forze e le proprie povertà a quel pezzo di regno in mezzo alla gente che è la parrocchia.

don Attilio Zanderigo