Omelie
Omelia di don Attilio del 6 settembre 2020 (Tempo ordinario XXIII)
“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”. Così inizia il vangelo di questa domenica. S. Giovanni Crisostomo ci ricorda come il Signore, a differenza di quanto capita comunemente nella società, non sollecita l'offensore, ma l'offeso a prendere un'amorevole iniziativa verso colui che lo ha offeso. E dice che se ci riesce, avrà guadagnato il fratello. Ciò sta a significare che prima entrambi avevano subìto un grave danno: l'offensore perdendo la sua salvezza, ma l'offeso perdendo suo fratello.
Si tratta del tema della misericordia di Dio e il Signore ci ha insegnato a pregare: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Anche se siamo dalla parte della ragione dobbiamo fare il primo passo. Sempre S. Giovanni Crisostomo ci ricorda che è il medico che va a trovare il malato, più questi è grave e più ha l'obbligo di spostarsi e quando arriva lo tratta con ogni riguardo e ogni delicatezza. Così il nostro rimprovero non deve essere astioso, ma amorevole. Dobbiamo far sentire che abbiamo la preoccupazione di non perdere il fratello, proprio quando egli non sa cosa sia la salvezza.
Il vero medico non si scoraggia, ma umilmente si impegna con tutte le sue forze e, se non riesce, pensa di chiedere aiuto ad altri più esperti di lui. Il Signore ci invita a fare lo stesso. Se tuo fratello "non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni". Sappiamo che, se questi non ascolterà, il Signore ci invita a chiamarlo in comunità e, solo dopo, di lasciarlo andare. Ma quale rammarico in quel lasciarlo andare! Sembra un'impotenza che però riguarda noi e non Dio. La nostra, il più delle volte, si è rivelata un'azione impotente perché si è basata sulle nostre sole forze.
Qualsiasi correzione fraterna deve essere sempre accompagnata dalla preghiera, perché non cadiamo nella superbia, credendo di poterci ergere a giudici degli altri. Se quando riprendiamo o correggiamo un fratello, siamo disposti a pregare con lui e a ricevere da lui stesso la correzione, allora siamo sulla strada buona.
Il vero discepolo di Gesù è uno a cui il fratello o la sorella sta davvero a cuore.
don Attilio Zanderigo