Omelie

Omelia di don Rinaldo del 21 giugno 2020 - Tempo Ordinario XII (Anno A)

In prevalenza la Parola di Dio rivela la bontà di Dio, che si esterna nella bontà della creazione e nella moralità degli uomini. Ma la Parola di Dio non dimentica che il bene fu inquinato dalla disobbedienza e, che, per la disobbedienza dei progenitori, entrò nel mondo il peccato, e con il peccato, quello che chiamiamo con una immagine unitiva, il regno delle tenebre.

Esiste il bene? Certamente, ed avrà la vittoria finale. Esiste il male? Non c’è dubbio alcuno. Ma il male non è una entità a sé, quasi una divinità. Il male nasce in chi lo pensa, lo sceglie e lo compie liberamente. Il male, perciò, si personifica con il ‘peccatore’. Se poi i peccatori, attirati dalla immoralità o amoralità della vita, si uniscono, vanno a formare, accanto al popolo santo di Dio, il ‘regno delle tenebre’.

La prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Geremia, affonda il coltello della Parola di Dio in uno dei peggiori mali morali che infestano spesso le piccole comunità. Si tratta del vizio e del peccato chiamato ‘calunnia’.

Dice Geremia: “Sentivo la calunnia di molti”. Continua: “Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta”. Ma, a chi si trova, senza colpa alcuna, vittima della calunnia, il profeta dice: “Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere”. Se è chiaro che la vittima innocente della calunnia può anche perdere tutti gli amici e la fiducia del prossimo, danno gravissimo, il più delle volte irreparabile su questa terra, il calunniato è difeso da Dio in persona e la sua gloria brillerà al momento del giudizio.

La calunnia di solito è l’ultimo e micidiale frutto di una cattiva pianta, che trasmette veleno ai rami e alle gemme, traendolo dalle radici inquinate. Il peccato di calunnia non sta alla sorgente, ma alla foce di un avvelenato percorso. Agli inizi di questo infamante vizio può starci la diffidenza, che, se non avvertita e saggiamente corretta, può indurre a pensar male del prossimo, magari di quella precisa persona che mi sta antipatica e con la quale ho avuto delle divergenze. 

Chi interpreta male le azioni altrui, facilmente cade nel sospetto, sostenuto da fantasiosi motivi, che inducono a costruire il corpo del reato. In un secondo momento si trasmette il sospetto a persone della stessa indole. Così, di persona in persona, il sospetto diventa certezza. 

Il suo nome è ‘calunnia’. La calunnia percorre strade ad alta velocità, normalmente con andata senza ritorno. Il calunniato spesso è l’ultimo a sapere, e quando lo sa, non ha più la possibilità di difendersi. A chi insorge, dicendo: “Non è vero!”, risponde il coro delle malelingue: “Tutti lo sanno!”. 

Ma perché tutti lo sanno? Non perché il fatto esista, ma perché il calunniatore lo ha fatto passare come vero. Così il circolo vizioso si chiude. Quasi sempre il calunniato paga in reputazione, stima, lavoro, ecc. Ma il calunniatore ha un conto terribile da pagare davanti al giudizio di Dio, davanti all’innocente colpito a tradimento, davanti alla sua coscienza che non gli darà pace.

Per immensa fortuna, sia per l’innocente condannato, sia per il calunniatore, c’è un mediatore onnipotente che si è lasciato condannare a morte, accusato di colpe mai commesse, per permettere al calunniatore di ravvedersi in tempo, di riparare il male fatto e di far risorgere l’innocente che farà corpo con Cristo e perdonerà con il perdono di Dio a colui che lo ha condannato a morte vita natural durante.

Al peccatore pentito l’apostolo Paolo ricorda: “Se per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, per mezzo di Gesù, si è riversata su tutti”. Agli innocenti, vittime della calunnia, Gesù dice: “Non abbiate paura di chi può uccidere il corpo, ma non può uccidere l’anima”.

don Rinaldo Sommacal