Omelie

Omelia di don Rinaldo del 26 aprile 2020 - Pasqua III (Anno A)

“Mostraci il sentiero della vita” ci fa chiedere al Signore Dio il salmo responsoriale di questa terza domenica di Pasqua. Il Signore ci risponde subito, ma a modo suo, non sempre come vorremmo noi.

Dio chiese al suo Cristo non il trionfo temporale, ma che si lasciasse crocifiggere, allo scopo di attirare su di sé la causa di ogni male presente nel mondo, morte compresa, cioè il peccato; ma, concessa alla morte una parziale vittoria, Lo liberò dalla morte, perché non era possibile che essa potesse avere l’ultima parola; infatti “questo Gesù, Dio lo ha risuscitato”. Gesù patì e morì al nostro posto. Per questo tutti noi ora in Lui e con Lui possiamo essere vittoriosi sulla morte e rinascere a vita nuova.

Sono verità vertiginose. Guai se fossero bugie o pie invenzioni per imbonire i creduloni, ma guai anche ignorarle o deriderle! Sono verità fondamentali, trasmesse a noi attraverso testimoni assolutamente credibili, scelti tra gli uomini nientemeno che da Dio nella persona di Gesù.

La nostra fede, che ha come fondamento le verità che non si possono quantificare, perché soprannaturali, poggia però su fatti ed eventi assolutamente documentati e veri, garanzia che il nostro credere è assolutamente certo e sicuro.

Credendo che Gesù ha sofferto ed è morto per noi, ma è risorto il terzo giorno, noi possiamo ora sublimare ogni nostra sofferenza e accettare anche la morte corporale con la certezza che tutto è stato assunto da Cristo e che, con Cristo, anche noi andremo verso il nostro “terzo giorno”, il giorno della risurrezione.

Come fa Gesù oggi ad agire in noi, così da unire noi alla sua passione, morte e risurrezione, avvenute una volta per sempre? Per mezzo del suo Spirito, infuso in noi il giorno del battesimo, Gesù ci ha configurati a sé. Pertanto ogni battezzato è un originale volto di Cristo, in forza del quale Dio ci chiama figli suoi, Gesù ci chiama fratelli e tra noi ci sentiamo membra dello stesso corpo.

“Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa” diciamo esultanti con il Salmo 15. 

Quali potrebbero essere le cause possibili per dubitare su ciò che ora abbiamo affermato? Ce lo dicono i due discepoli di Emmaus, in fuga da quel Gesù che pur avevano conosciuto e seguito. Credettero in Gesù fin tanto che videro all’opera la sua forza fatta di parole e di opere strepitose. Crollarono immediatamente quando videro vincente la potenza contraria a Gesù, quella non fondata sulle parole e sulle opere di giustizia, ma sull’uso e sull’abuso del potere. Evidentemente cercavano un Messia terreno, che, come tutti i politici, predicasse un benessere temporale ed il primato di un popolo sugli altri, perpetuando le discriminazioni anche religiose.

Spesso capita anche a noi di credere in Gesù fin quando Gesù ci dà ragione, ma lo abbandoniamo quando ci chiede di cambiare idea. Quali sono le risposte che Gesù dà ai dubbiosi in fuga? Tornare ad avere una comprensione più profonda della Parola di Dio giunta a noi prima attraverso i profeti, infine attraverso Gesù, Parola di Dio fattasi carne, non per pochi eletti, ma per tutti.

Capire che Gesù non è venuto a portare la spada che divide, ma l’amore che unisce; non la discordia, figlia del peccato, ma la comunione fraterna che è salvezza di tutti e di ognuno; la coscienza che in Cristo tutti siamo figli di Dio e che abbiamo per Dio non un tiranno, ma un padre tenero e forte.

Capire che l’unico, che poteva rimettere in corsa l’uomo verso il regno di Dio, era Dio stesso. Infatti Gesù è Dio fatto uomo. Chi vuole andare a Dio non ha che una unica scala da risalire, quella che Dio ha fatto per scendere tra noi, cioè l’umanità di Gesù. Gesù ci invita a farlo per mezzo della sua cena eucaristica, quando ci dice: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”.

A questo punto chi può uccidere il tarlo del dubbio? Solo Colui che dice: “Io sono la via, la verità, la vita”: Gesù.

don Rinaldo Sommacal