Omelie

Omelia di don Rinaldo del 19 aprile 2020 - Pasqua II (Anno A)

L’ottava di pasqua è densissima di provocazioni e di messaggi. Prende i credenti della prima ora e li immerge in un bagno di verità assoluta, di cui non dubiteranno mai più e a cui dedicheranno il resto della vita per diventare i testimoni e gli evangelizzatori della Pasqua, cioè della risurrezione di Cristo, il fondamento della fede cristiana.

Di questa schiera fanno parte tutti i folgorati dalle apparizioni del Risorto, dall’alba al tramonto del “terzo giorno”. Ne citiamo alcuni: forse la prima a vedere il risorto fu Maria Maddalena, ma l’intersecarsi dei vari racconti non ce ne dà piena convalida. Sembra non essere sola nell’andare alla tomba di buon mattino, cioè subito dopo la mezzanotte del sabato. Si parla dell’altra Maria. Potrebbero essere le stesse donne, che seguirono Gesù fino sul Calvario, le prime in assoluto a ricevere la visione di Cristo risorto dai morti, ricompensa alla loro fedeltà.

E se, ancor prima della Maddalena, fossero i soldati, posti a guardia del sepolcro dal Sinedrio, ad essere i testimoni della risurrezione? Il sepolcro si spalancò davanti ai loro occhi e non per mano d’uomo, ma di un angelo. Riferirono l’accaduto ai sommi sacerdoti, ma furono comperati con denaro perché dicessero il falso. Le donne corsero a riferire della tomba vuota a Pietro che, con Giovanni, corse al sepolcro e constatò che le donne avevano ragione e non erano delle visionarie.

Giovanni comprese subito e credette. Anche Pietro rimase turbato. Ma, durante la giornata le apparizioni si susseguirono e raggiunsero tutti gli apostoli, meno due: Giuda, che si era già suicidato e Tommaso detto Didimo.

I due discepoli di Emmaus, in fuga, furono raggiunti e toccati dal Risorto. Fecero una autentica conversione e ritornarono subito a Gerusalemme, per dire a tutti che Gesù era veramente risorto, che era apparso a loro lungo la via, che era il vero Messia promesso ed atteso e che i fatti che li avevano gettati nella disperazione, in realtà erano già stati predetti dai profeti.

Tutti in quel giorno furono visitati dal Risorto, meno Tommaso. Egli non ci sta e diventa il capofila dei dubbiosi della risurrezione. Ci sono i dubbiosi di professione, che della capacità di dubitare e di seminare dubbi se ne fanno un vanto culturale, dicendosi persone libere, superiori, non tapine come i credenti, perché loro sanno, per questo dubitano e si vantano nel deridere la fede, nell’ironizzare sui credenti e praticanti, nel costruire sofismi, per dimostrare con ragionamenti l’impossibilità della risurrezione, quindi della divinità di Gesù, forse anche della sua storicità. Sono capaci, bontà loro, di permettere anche che sia esistito Gesù, ma che sia Dio, per loro, gli infallibili, è scientificamente ridicolo.

Difficilmente costoro arriveranno a credere in Cristo risorto. Potremmo invocare per loro ciò che il ricco epulone chiese ad Abramo: inviare Lazzaro, risorto dai morti, ai suoi cinque fratelli per convincerli a cambiar vita.

Gesù, il vero Risorto dai morti, ha una dura risposta verso questi. Fa parlare padre Abramo che al ricco epulone dice: “Hanno Mosè ed i profeti. Se non credono a loro, non crederanno neppure ad un morto che risorge”. C’è da compiangere tale cultura che oggi sguazza a più non posso in televisione e in libri di un certo successo. Come sempre quando si attacca la Chiesa cattolica e la sua fede in Gesù Cristo il pubblico c’è. È l’audience che fa la verità? 

Ma per Tommaso, e per chi come lui è un dubbioso onesto, forse un po’ focoso, alla fine arriva la risposta, ma così piena, ricca, entusiasmante, da far fare al dubbioso convertito un sorpasso strepitoso rispetto a chi crede da sempre e quasi per abitudine. Inizialmente c’è come una sfida tra il dubbioso onesto e il Risorto. Il dubbioso, in crisi di fede, provoca Dio dicendogli: “Se non ti vedo, se non metto la mia mano nel suo fianco, non ti credo”. Il Risorto gli si avvicina, per strade che solo loro due conoscono, e gli dice: “Tendi la tua mano!” e lo attira a sé e lo fa entrare nel suo sacro costato. Lì dentro c’è la sorgente dell’ardente amore divino.

A quel punto non c’è che una sola risposta per il dubbioso onesto: “Mio Signore e mio Dio!”. Auguro a tutti questo tocco.

don Rinaldo Sommacal