Omelie

Omelia di don Rinaldo del 29 marzo 2020 - Quaresima V (Anno A)

La pagina evangelica che narra la malattia, la morte e la risurrezione di Lazzaro, fratello di Marta e Maria, può ben essere considerata come una splendida sintesi della figura di Gesù e della sua missione. Con questo miracolo Gesù rispose in modo pienamente positivo a tutte le antiche profezie che promettevano tempi messianici in cui si sarebbero aperti i sepolcri e richiamati a vita nuova i morti. Se Ezechiele profeta, parlando di risurrezione, pensava soprattutto alla rinascita politica del popolo d’Israele, lo sapesse o no, annunciava anche la straordinaria verità della “risurrezione della carne”, verità dal Messia rivelata, promessa ed operata.

San Paolo, che viene dopo Gesù e ben conosce lo strepitoso miracolo della risurrezione di Lazzaro e degli echi straordinari che tale miracolo suscitò nel popolo, ha motivi in abbondanza per affrontare il mistero dell’al di là, che l’antico testamento non fu in grado di affrontare, se non con sofferti interrogativi come questo: “Dove sta il premio promesso ai buoni e il castigo ai cattivi, se in questa vita il peccatore prospera e l’innocente è calpestato?”.

San Paolo con insistenza predica il passaggio mistico della natura umana, avvenuto in seguito all’incarnazione del figlio di Dio. Gesù, assumendola, immise nella natura umana la sua divinità. Immettendo nella natura umana la sua divinità, mise l’umanità divinizzata in condizioni di poter seguire in tutto il Maestro. Come Cristo morì e risuscitò, così chi è unito a Cristo conoscerà sì la morte, ma sarà la morte del buon seme che, caduto in terra, rinascerà. 

Scrive l’apostolo Paolo: “Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. È un forte e lucido richiamo a noi che, nel fonte battesimale, siamo rinati in forza del suo Spirito che Gesù ha infuso in ciascuno di noi. Oggi siamo chiamati a riaffermare la nostra fede cristiana che tra poco ci farà proclamare: “Credo la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen”.

Veniamo, finalmente, al miracolo della risurrezione di Lazzaro.

Gesù è avvisato della malattia grave di Lazzaro, ma non va da lui. Sembra sordo Gesù. Non sempre le nostre preghiere vengono esaudite. Perché? Non sempre le nostre strade sono le strade del Signore. Quante volte noi vorremmo da Dio questo e quel miracolo, ma, per il nostro vero bene, che Lui conosce, Dio non lo compie. 

Gesù seguendo la sua strada esaudì però la preghiera delle sorelle, che gli mandarono a dire: “Colui che tu ami è malato”. Lazzaro muore. Lazzaro viene sepolto. Passano quattro giorni e finalmente corre la notizia: “È arrivato Gesù”. Marta, ancora in preda alla disperazione, muove a Gesù un secco rimprovero: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. 

Come è bello che il vangelo ospiti questo sfogo confidenziale. Marta è uno di noi e ci rappresenta tutte le volte in cui, sconvolti dal dolore per la malattia o la morte di una persona cara, abbiamo il coraggio di interrogare Dio, anche di muoverGli rimprovero. Gesù sembra incoraggiare lo sfogo di Marta, poiché, davanti alla tomba dell’amico, pure lui “scoppiò in pianto”. Potremmo qui aprire il prezioso discorso sulla spiritualità dell’amore che si fa dolore e del dolore che diventa sacrificio d’amore a Dio gradito, vincendo la disperazione.

Gesù, svelata la sua grande umanità, manifestò la sua divinità. Come Dio, si rivelò non il Dio dei morti, ma dei vivi. Discese dal cielo per riportare a vita l’umanità caduta vittima della morte. Si lasciò ghermire dalla morte per vincere la morte e la causa della morte che è il peccato. Disse a Marta “Io sono la risurrezione e la vita”, quindi comandò: “Togliete la pietra”. Rese grazie al Padre, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori”.  La risurrezione di Lazzaro proclama che Gesù è Dio. Si avverarono le parole che disse a Marta: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Marta credette in lui. “Molti  dei giudei, alla vista di ciò che aveva compiuto, credettero in lui”. Anche noi, tra poco, diremo: “Credo in Gesù Cristo”. 

Lasciamoci contagiare dallo stupore di Lazzaro e dalla gioia delle sorelle Marta e Maria. La fede è ragione, ma soprattutto cuore.

don Rinaldo Sommacal