Omelie

Omelia di don Rinaldo del 26 gennaio 2020 - Tempo Ordinario III (Anno A)

Continua perenne il dialogo tra il profeta Isaia che annuncia i tempi messianici, e Gesù che, con le sue parole e i suoi miracoli, realizza le profezie, e noi che ne raccogliamo i frutti. Chi è il Dio di Isaia e quali sono i prodigi che l’inviato di Dio, il promesso Messia, Gesù compirà a beneficio di tutti gli uomini?

Il Dio di Isaia, per noi l’unico vero Dio, è un Dio favorevolissimo all’uomo. I favori di Dio si traducono in sfolgorio di luce. Dice il profeta:”Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.

Il Dio di Isaia, che è il Dio di Abramo, di Mosè e di Gesù, è un Dio luminoso. Il suo grande sogno è quello di donare a noi la sua luce. Il Messia è visto come il ‘sole che sorge’, il portatore della luce divina sulla terra.

La sua luce è la sintesi di innumerevoli doni. Ogni raggio di luce che Dio ci dona è una nota musicale che va a comporre la sinfonia delle grazie divine che, via via, si fanno conoscenza, gaudio intellettuale, letizia sociale, gioia condivisa. La fede nel Dio di Isaia non è mai fonte di paura, tristezza, angoscia, pessimismo; si traduce sempre in voglia di vivere.

Il credente che si lascia liberamente visitare da questo fascio di luce divina, con il salmista esclama: “Il Signore è difesa della mia vita… Di chi avrò timore? Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura”.

Isaia preparò i tempi del Messia. Ma il Messia supererà le già straordinarie profezie di Isaia. La intelligente regia della liturgia di questa domenica fa parlare il Messia in persona, Gesù di Nazareth. Si presenta sulla scena lasciata libera dal suo predecessore, Giovanni Battista, messo in prigione dal suo acerrimo nemico Erode Antippa, istigato dalla convivente Erodiade.

Isaia disse:”Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata”. Gesù lo realizzò. Predicando, altro non fece che lanciare messaggi di luce. Dalla sua bocca uscivano parole che erano di fuoco, ma da tutta la sua persona emanava luminosità che attirava i ricercatori di luce. Egli stesso, per rispondere alla domanda di chi lo seguiva, attratto dalla sua presenza, ebbe a dire: “Io sono la luce del mondo. Chi viene a me non cammina nelle tenebre”.

Gesù è luce, ma non è geloso della sua luce. Il suo primo desiderio è quello che i suoi discepoli siano illuminati dalla verità. La verità è luminosa e, per sua natura, è diffusiva di sé stessa. Se un cristiano volesse impossessarsi della verità o di una verità e se la tenesse gelosamente nascosta, non facendola passare ad altri, cadrebbe immediatamente nell’integralismo religioso che è uno dei peggiori peccati che possano commettere i credenti.

Chi arriva alla fede e fa dei credenti un ghetto, è uno che va contro la profezia che dice: “Su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata”. Un cristiano che predicasse una salvezza solo per pochi privilegiati, è un discepolo che tradisce il maestro. Se Gesù è luce, la luce non può essere imprigionata entro spazi creati da false concezioni sulla salvezza. La luce è per sua natura un dono che si diffonde e, mentre si diffonde, non si consuma. Arriva ai vicini e ai lontani con la stessa intensità.

Uno dei punti più affascinanti della fede nel Dio di Gesù Cristo è  che, scoperto Cristo e illuminati dalla sua luce, da Cristo si è chiamati a diventare a nostra volta luce del mondo. 

Disse ad alcuni pescatori:”Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Qui usa l’immagine della pesca. Altrove quella del pastore, del seminatore, del contadino; oggi dell’operaio, dello studente, ecc. Chi è entrato nella luce liberante del Messia, diventa a sua volta una fonte di luce. Chi la accoglie, con gioia la dona.

don Rinaldo Sommacal