Omelie
Omelia di don Rinaldo del 1 gennaio 2020 - Capodanno (Anno A)
Primo gennaio 2020. Terreno ancora vergine. Pagina bianca. Per gli imprenditori del tempo, motori accesi. Chi sono i tessitori, chiamati a lavorare di trama e di ordito sul telaio del tempo per un tessuto che sia degno di essere chiamato civiltà vera, storia che salva?
Cominciamo dicendo che nessun ‘jota’ del nuovo anno deve andare sprecato e tanto meno deve andargli contro. La creatura ‘tempo’ interpella il Creatore del tempo. Perché il tempo non esaurisca se stesso, il suo Datore deve essere superiore al tempo che viene e che si consuma velocemente. Ogni porzione di tempo, anche questo che inizia, svela e proclama l’autore della sua origine, lo acclama, lo ringrazia e lo adora. Il tempo si inchina, riverente ed obbediente, davanti a colui che torna a fasi chiamare IO SONO, colui che è, che era e che viene, l’eterno.
All’inizio di un tempo nuovo, ascoltiamo il Signore del tempo. Egli dà un ordine preciso ai capi dei popoli: “Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga”.
A Capodanno il Signore vuole che i capi delle nazioni, delle comunità, delle religioni, di ogni istituzione dicano loro che il Signore è benevolo ed offre loro in dono se stesso: presenza assidua, aiuto sempre, protezione e serenità, sguardo amoroso, pace nei cuori e ad ogni livello. Cosa chiede in cambio il Signore del tempo a noi che ci nutriamo, gratuitamente, istante dopo istante, del tempo donato? Chiede che, coscientemente, sempre e dovunque, abbiamo da porre il suo nome, come bendaglio, davanti agli occhi, perché ci sia guida ai pensieri e ai voleri, ai battiti del cuore e ci tenga lontani da ogni idolatria.
L’anno nuovo, quindi, viene a ricordarci che non è il fare e l’avere che rende grande l’uomo, ma il suo essere credente, saggio, prudente, volitivo, amabile, pronto a invocare la benedizione divina e pronto ad essere lui stesso benedizione per chi gli è prossimo.
I nostri capi, soprattutto religiosi, ci ricordino spesso questo e siano anche critici nei confronti di quelle culture e di quelle politiche che misurano la ricchezza di una comunità non dalla nobiltà delle persone, ma solo dalla somma dei beni economici.
Sia la cultura, che ha per protagonista la persona, a guidare i sistemi politici ed economici giusti ed equi, affinché il benessere arrivi a tutti, tutti collaborino con inventiva e retta coscienza allo sviluppo. Ogni collettività possa dire: “Abbiamo saputo produrre ricchezza, ma soprattutto ci siamo reciprocamente e concretamente voluti bene, scambiati dei beni ed insieme abbiamo stimolato al bene universale tutte le istituzioni, entro le quali il vangelo di Cristo ci manda come protagonisti”.
Chi ha insegnato a noi cristiani questa religione, che si è fatta cultura, spiritualità, politica e forza-lavoro? E’ sempre Lui, l’eterno presente, la fonte del tempo, che, irrompendo nel nostro tempo, si è dato un nome nuovo: Emmanuele. Pensate un po’: l’uomo, creato da Dio è da Dio amato in modo perfino ‘scandaloso’, cioè inverosimile, prodigioso, sconfinatamente grande. L’uomo, dopo aver ricevuto da Dio la vita, si sente a sua volta chiedere da Dio la possibilità di nascere uomo dall’uomo.
È la nostra fede. E se la tua fede divenisse contagiosa? Tu puoi convertire qualcuno.
don Rinaldo Sommacal