Omelie

Omelia di don Rinaldo del 6 dicembre 2020 - Avvento II (Anno B)

Sarà prevalentemente l’evangelista Marco a guidarci lungo tutto il nuovo anno liturgico. Il Gesù di Marco, dopo ogni singolo miracolo, raccomanda a tutti di non rivelare che egli è il Messia, il figlio di Dio. Lo avesse detto, lo avrebbero subito messo a morte. Solo quando Gesù sarà innalzato sulla croce ed avrà esalato l’ultimo respiro, Marco riporterà la testimonianza del centurione romano che, vedendo come era morto, dirà: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio”. 

Detto questo, ci sorprende che proprio Marco apra il suo vangelo con una lampante affermazione, in contraddizione con quanto appena affermato. Inizia, infatti, dicendo: “Vangelo di Gesù, Figlio di Dio”. Quasi gli fosse sfuggito il titolo, subito ci immerge in quelle che saranno le tappe del suo racconto.

La prima tappa è data dalla figura, dalla predicazione e dall’azione del Battista. La sua figura fisica parla di essenzialità globale. Non concede nulla al superfluo, anche se utile. Diventa l’icona vivente di chi vive di rinunce, per dedicarsi alla missione che è predicare Dio alla gente e portare la gente a Dio. 

Ma il Dio di Giovanni non è un Dio generico. Presa coscienza che il tempo delle promesse era compiuto, Giovanni raccolse tutte le voci che, per millenni, percorsero i popoli che attendevano un Salvatore, in particolare Israele, ed annunciò: “Viene dopo di me colui che è più forte di me. Io vi battezzo con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Giovanni, figlio dell’antica alleanza, ne è l’ultima voce. Traghetta le promesse sulla sponda della nuova alleanza.

Gesù, raccolto il testimone dal Battista, lascia la vita eremitica di Giovanni, lascia il Giordano, lascia il deserto e percorre le vie sulle quali camminano i popoli e la storia, verso la terra promessa.

Isaia annunziò i tempi messianici come i tempi in cui “ogni valle sarà innalzata, ogni monte e colle saranno abbassati, il terreno accidentato si trasformerà in pia-no e quello scosceso in vallata”. Chi realizzerà questa profezia, rilanciata dal Battista? Chi potrà inaugurare i tempi nei quali Dio ha promesso di consolare il suo popolo? Chi potrà rivolgersi definitivamente all’umanità, che, con le sue infedeltà a Dio, moltiplicò le tribolazioni, e dirle: “La tua tribolazione è compiuta, la tua colpa è scontata?”

Il liberatore non può essere né un singolo uomo, né il solo popolo della antica alleanza, né la buona volontà dell’intera umanità. Chi è che viene, capace di portare con sé e l’espiazione della colpa e il premio e la ricompensa, per cui si realizzerà l’imperativo di Dio: “Consolate, consolate il mio popolo". 

Torniamo ad affermarlo: l’umanità è incapace da sola di tornare a Dio. Dio nella persona di Gesù verrà a riprendere il suo popolo risanato. Come uomo sarà uno del popolo. Come uomo si addosserà tutte le colpe del popolo. Ne assaggerà l’amarezza fino a dover gridare a Dio: “Mi hai abbandonato”. Ma alla fine, come Dio, ci dirà: “La vostra colpa è scontata”. Ci incalza san Paolo: “Fate di tutto perché Dio vi trovi pronti. Quel giorno vale come mille anni”.

don Rinaldo Sommacal