Omelie
Omelia di don Rinaldo del 27 settembre 2020 - Tempo Ordinario XXVI (Anno A)
Partiamo dal severo rimprovero che il Signore muove verso di noi per mezzo del suo profeta Ezechiele: “Voi dite: non è retto il modo di agire del Signore”. Anche oggi molti credenti, cristiani compresi, di fronte a come vanno le cose in casa propria o nel mondo, sfoderano quella religiosità che non sanno usare nei momenti normali e belli e si atteggiano a giudici severi di Dio, dicendo: “Se Dio c’è, perché succede questo e quello? Che Dio è se permette questo?”.
Dopo aver incassato il nostro rimprovero, il Signore, sempre per mezzo del profeta, dice: “Ascolta, casa d’Israele!”.
Anche tra noi succede spesso questo equivoco: di pensar male, di dire male di certe persone, per quello che si vede superficialmente, per quello che si è sentito dire, dimenticando che è fondamentale, prima di giudicare, ascoltare.
Quell’”Ascolta!” di Dio è quanto mai opportuno. Se andiamo a rileggere la Bibbia, soprattutto le pagine dell’antico testamento, il verbo che ritorna con più frequenza, è proprio questo: “Ascolta!”.
Prima di dire: “Non è retto il modo di agire del Signore”, chiediti: “Ma io ho veramente prestato ascolto a quello che Dio mi dice attraverso la retta coscienza, attraverso i profeti di tutti i tempi, soprattutto per mezzo della sua Parola fatta carne, cioè Gesù Cristo, da ultimo attraverso la Chiesa, che è la presenza nel tempo della Parola di Cristo?”.
Credo che, ad un severo esame di coscienza, ognuno di noi debba confessare limpidamente: “Troppo poco mi metto in ascolto della Parola di Dio. Difficilmente, in momenti di dubbio, prendo la Bibbia, la apro e ascolto. Non trovo il tempo di andare ai gruppi dove si legge e si medita insieme la Parola di Dio. Ogni domenica mi viene offerta la Mensa della Parola nella prima parte della Messa, ma io per primo sono disattento, a volte arrivo in ritardo, quindi, oltre a non ascoltare, disturbo chi ascolta.
Facciamo un proposito, umile, ma sincero: “Prima di rimproverare Dio per il suo agire, impariamo ad ascoltarLo con cuore puro”.
Subito dopo la prima lettura, abbiamo detto nel salmo responsoriale, bellissime parole come queste: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie/ insegnami i tuoi sentieri”. E ancora: “Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta” (Sl 24). Facciamole nostre. Questa è la risposta a Dio del vero credente, dopo aver ascoltato il Dio che parla.
L’apostolo Paolo traduce in scelte di vita l’ascolto della Parola di Dio. Eccone alcune: non inseguire la rivalità fatta sistema, entrata scandalosamente anche nelle aule del Palazzo; non vivere per la vanagloria, per la quale si immola perfino la più elementare moralità; sì all’umiltà che sa godere del successo altrui; no al culto degli interessi personali, a danno altrui; sì al condividere con gli altri i propri talenti culturali, morali, economici, ma non appropriarsi dei meriti altrui; capacità di affrontare la sottile persecuzione di chi irride la mia fede, senza ricambiare con la stessa moneta.
Questa spiritualità non viene detta per essere accolta solo a parole, pronti ad abbandonarla nei fatti. Meglio, allora, chi, là per là, non se la sente, ma poi ci ripensa e fa la volontà del Padre, anziché applaudire a parole, ma poi tradire nei fatti.
Anche qui una piccola, ma necessaria riflessione: sappiamo vedere i frequenti voltafaccia degli altri che, dopo aver predicato bene, razzolano male, ma stentiamo guardarci allo specchio e diventare i giudici di noi stessi, chiedendoci: “E tu, ed io? Quante volte ho promesso questo e quello, e poi mi sono trovato come il figlio della parabola che si è accontentato di dire di sì con le parole, ma non nei fatti”. Molto meglio il secondo del primo.
don Rinaldo Sommacal