Omelie

Omelia di don Rinaldo del 13 settembre 2020 - Tempo Ordinario XXIV (Anno A)

Lo ripetiamo, ogni peccato, dal più piccolo al più grande, oltre a essere un male morale in se stesso, è un’offesa a Dio e al prossimo.

Cosa fa una società bene organizzata di fronte alle offese alle leggi, alle persone, alle cose, alle istituzioni? Scova il colpevole, lo processa e gli infligge una pena e un’ammenda proporzionate, riparando così l’ingiustizia sociale. 

Il potere dell’uomo è capace solo di condannare e di punire, ma non di perdonare e di distruggere la colpa. Invece la legge divina verso il peccatore si è andata, via via con il tempo, chiarendo, fino a raggiungere la sua pienezza in Cristo, il nuovo Mosé.

Nell’Antico Testamento la legge divina e la legge umana erano la medesima cosa, e tendevano al castigo immediato della colpa. Ma già nell’Antico Testamento si trovano squarci di grande innovazione. Siracide, uno dei libri che raccolgono la saggezza dei timorati di Dio dell’A.T., offre una coraggiosa pagina, certamente in dissenso con il rigorismo legale del tempo, che imponeva la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. Vendetta=giustizia.

Dice il Siracide: “Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore. Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati”. Consiglia poi di non cadere nella trappola che l’offesa tende all’innocente. L’innocente offeso sarà tentato dal rancore e dall’ira. La tentazione a volte sarà fortissima. 

Ci vorrà del tempo e tanta preghiera per superare la tentazione di rinchiudersi nel rancore e di meditare la vendetta. Siracide, ispirato dal Dio di Gesù Cristo, dice a colui che si è rivestito di ira: “Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore?”.

Gesù Cristo completerà il Siracide. Cosa ci ha detto in ordine al rapporto offeso-offesa? Gesù con autorità proclama: “Vi fu detto…, ma io vi dico”. Cosa? Prima fa chiarezza estrema circa il dovere, da parte di tutti, di tendere alla santità, dicendo: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Poi, con altrettanta chiarezza e ampiezza impressionanti, in forza dell’amore, comanda il perdono, e il perdono ad oltranza.

Se ci mettiamo nei panni di chi deve perdonare, questo comandamento, come a Pietro, può apparire esagerato. Se ci mettiamo dalla parte di chi ha bisogno di essere perdonato, perché vittima quotidiana delle proprie debolezze, allora il vangelo si rivela divino. Solo Dio, infatti, può vendicarsi in questo modo delle offese ricevute: perdonando, perdonando sempre, anche all’ultimo istante, anche a Giuda appeso all’albero.

Come misurare la grandezza di Dio? Non tanto per la Sua capacità di creare dal nulla tutte le cose, (per Lui un gioco), quanto per la Sua capacità di perdonare senza misura a chi Lo ha offeso.

Di conseguenza, chi è il cristiano? Colui che sa amare fino al perdono. Che cosa ci converte di più a Dio? La Verità che si fa Amore.

don Rinaldo Sommacal