Omelie

Omelia di don Rinaldo del 30 agosto 2020 - Tempo Ordinario XXII (Anno A)

Geremia. Profeta grande. Impressiona il potente grido che lancia verso Dio: " Mi hai sedotto e mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso!".

Quasi per difendersi da Dio il profeta si disse: "Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome". Ma poi confesserà: "Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente... Mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo". Dio vinse in amore.

Quella di Geremia non è la sorte di tutti i credenti in Dio. E' la confessione dei pochi che, prescelti per il bene di tutti, in vita vengono come rapiti da Dio, perché trasmettano agli altri quel fremito d'amore che fa fare alla fede ed alla vita un salto di qualità.

Numerosi sono i gradini della fede in Dio dell'uomo. Lasciamo da parte l'esperienza di fede proposta da altre religioni, che noi non conosciamo, ma rispettiamo. Cerchiamo di analizzare alcuni gradini della fede di noi cristiani.

Numerosi cristiani hanno una fede puramente istintiva. Non si sa nulla o quasi nulla di Dio, ma si sente spontaneamente che esiste, che è grande, che è forte e che, se vuole, può tutto. Si pensa che Dio sia buono, ma non si esclude che ci possa castigare. Per molti di questi la fede diventa prevalentemente timor di Dio. E' una fede poco cristiana e molto pagana o veterotestamentaria.

C'è la fede del credente razionale. Trova logico credere. Conosce abbastanza le sacre scritture. Ricorda alcuni passi del catechismo imparato da bambino. E' riverente e obbediente verso il magistero del papa, dei vescovi e dei sacerdoti. E' critico solo quando non capisce con la sua testa. Si sforza di osservare le leggi ed i precetti della Chiesa. Difficilmente, però, parla pubblicamente di fede. La sua religiosità è un evento privato, da difendere più che da diffondere. E' un gradino positivo della fede, ma imperfetto e perfettibile.

C'è la fede di chi, con la semplicità dei bambini, crede più con il sentimento che con la testa. E' la bella fede delle anime semplici, che Gesù paragona ai piccoli. Non dubitano mai; si affidano a Dio nella buona come nella cattiva sorte. Normalmente hanno grande confidenza con la Madonna o con qualche santo in particolare. Amano tuffarsi spesso nelle forti esperienze di religiosità, dove la fede si tocca, la si dona e la si riceve con intensità emotiva. Beati loro! però si guardino dal rischio di cadere nel fanatismo.

Pur rarissimamente, ogni tanto è il Signore che prende l'iniziativa e si impossessa di una persona, come è successo a Geremia, come lungo i secoli è toccato a poche anime elette.

Non è per tutti la straordinaria chiamata alla fede mistica. E' provvidenziale la durezza con cui la Chiesa vaglia i mistici. Se sono fandonie, cadranno. Se sono segni divini, resisteranno e daranno in futuro i loro frutti. 

Per noi credere, con la loro mediazione, è molto più facile. Cosa aspettiamo per crescere nella fede, passando dalla fede ingenua, da una fede razionale e fredda, ad una fede che si avvicina ad un vero e proprio rapporto d'amore con Dio, sull'esempio di quanto capita tra genitori e figli, tra amici, tra fidanzati, tra sposi?

"Ha sete di te, Signore, l'anima mia"(sl 62) abbiamo detto poco fa. Il più alto grado della fede in Dio è amarlo al di sopra di ogni cosa.

don Rinaldo Sommacal