Omelie

Omelia di don Rinaldo del 23 agosto 2020 - Tempo Ordinario XXI (Anno A)

Tre preziose cornici con dentro tre parole dai grandi contenuti. Le parole sono: Autorità, Cristo, Sapienza.

Prima cornice. Il Signore si rivolge a Sebna, uomo in autorità e, poiché esercita a suo vantaggio il potere del popolo, gli dice: "Ti toglierò la carica".

Spesso nella Bibbia incontriamo il prezioso valore dell'autorità ed il suo delicatissimo equilibrio. Innumerevoli sono le interpretazioni teoriche e pratiche, fatte e da potersi fare, sull'autorità. Noi, che crediamo in Dio, nell'unico Dio, nel Dio di Abramo e di Mosè, nel Dio di Gesù Cristo, abbiamo idee sufficienti in materia. Non dubitiamo nel dire che l'uomo viene da Dio e che Dio, avendolo fatto a sua immagine, gli ha dato una coscienza libera, da far crescere secondo verità e da esercitare con autorità.

Dal suo Creatore, e non da altri, l'uomo ha ricevuto il potere di disporre liberamente di se stesso e delle sue azioni. Ma l'uomo è anche, per sua costituzione, un essere di relazione.

Se fosse un'isola, potrebbe disporre a piacimento della sua vita. Ma, essendo, per sua natura, famiglia, deve confrontare le sue scelte libere ed individuali con quelle degli altri altrettanto libere. Nasce il bisogno del confronto per poter camminare insieme. Perché nelle scelte non prevalga lo scontro, spunta spontanea la necessità di delegare parte della individuale autorità a persone ed organismi che sappiano ascoltare le individualità e fare le scelte per il bene comune. Questa operazione la chiamiamo 'democrazia'.

Il legittimo delegato del popolo deve esercitare l'autorità ricevuta per il bene comune, sempre. Ogni persona, investita legittimamente di autorità, per il delicato compito che le viene affidato, dovrebbe privatamente rileggere alla luce di Dio l'uso che si deve fare dell'autorità ricevuta. 

La seconda cornice è lì, chiarissima. Contiene un nome: Gesù. Gesù ci chiama ad un appuntamento di verifica.

Come allora, oggi a noi Gesù chiede: "Ma voi, chi dite che io sia?". Noi, i cristiani del terzo millennio, inondati come non mai dalla luce sfolgorate che promana dalla Parola di Dio e dal Magistero solenne della Chiesa di Cristo, noi che riceviamo l'eredità di innumerevoli avi ricchi di santità, noi, interrogati da Gesù, sapremmo rispondere come Pietro: "Tu sei il Cristo, il figlio di Dio?".

La domanda che Gesù ha fatto non si rivolge ai singoli, ma ad un 'voi'. Chi non crede o chi appartiene ad altre religioni, vedrà la nostra identità di un popolo che crede in Gesù Cristo.

Entro la terza cornice sgorga la sorgente di quella forza vitale che ci fa essere capaci di credere in Dio e governare il mondo. Grande è la capacità intellettuale dell'uomo. Conosciamo i geni del sapere. Ma cosa sarebbe la sapienza umana, se non ci fosse la sapienza divina? Il vero sapiente per prima cosa dovrebbe dire: "Sono un discepolo e non il maestro".

La sapienza umana, a ben pensarci, è la prima prova dell'esistenza della increata sapienza divina. L'uomo conosce solo ciò che già esiste. L'uomo può solo scoprire. Quando scopre, toglie un velo su una sapienza che già agiva. Con san Paolo, estatici, proclamiamo: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio!". La scienza che si fa fede!

don Rinaldo Sommacal