Omelie

Omelia di don Rinaldo del 16 agosto 2020 - Tempo Ordinario XX (Anno A)

Il tema unitario della Parola di Dio, oggi proclamata e da noi ascoltata ed accolta, è l’universalismo della nostra religione che ha come padre Abramo, come messaggeri i profeti prima e gli apostoli poi, e che ha come sacerdote, re e profeta unico Gesù Cristo.

È lo stesso Dio, (che chiamò Abramo e lo costituì capostipite del nuovo popolo di Dio), che fa dire al suo profeta per eccellenza dell’antica alleanza, Isaia: “La mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”.

Il messaggio del Dio di Abramo, che sarà il Dio di Gesù Cristo, il nostro Dio è chiaro: egli è l’unico Dio; egli è il Dio di tutti; tutti hanno il diritto-dovere di conoscerlo, di credere in lui e di far parte della sua casa.

Quale la condizione, per entrare ed abitare, come liberi familiari e non come inferiori e sudditi, nella casa di Dio? Accettare liberamente il patto di alleanza che Dio ha proposto ad Abramo e a tutti i suoi discendenti. Di tanto in tanto è necessario rivedere quel patto che dice: “Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo”.

Il patto, è bene ripeterlo, tra Dio e noi uomini, non vuole essere di sudditanza, ma di comunione, quindi paritario. Dio, che, per sua natura, è infinitamente superiore a noi, sue creature, ha predisposto tutto perché Egli avesse da abbassarsi fino a noi e noi da elevarci ontologicamente fino a Lui. 

Perciò, fin dall’eternità, concepì il mistero della sua incarnazione. Per scendere al nostro livello e poterci dire: “Ti scelgo come mia sposa”, il nostro creatore decise di farsi uomo come noi. Per permettere all’umanità di rispondere “sì” e di accettare di celebrare le eterne nozze con Lui, incarnandosi, Dio divinizzò la nostra natura umana.

Ma il Dio di Abramo, per mezzo di Isaia detta anche le condizioni morali che devono intercorrere tra Dio e l’uomo, tra il fidanzato divino e la umana fidanzata, perché l’uno e l’altra crescano, fino ad essere pronti per le nozze eterne.

Dio chiede a noi, suoi pretendenti, di praticare il diritto e la giustizia e ce ne dà i mezzi. Per ‘diritto’ si intende la norma morale che deve illuminare e guidare con rettitudine le scelte dell’uomo e delle sue istituzioni. La ‘giustizia’ è quella virtù con la quale l’uomo partecipa liberamente alla costruzione del regno del bene, senza compromessi con la proposta del serpente che tenterà l’Adamo, che c’è in noi, di sbarazzarsi di Dio e della sua legge, per prenderne il posto.

L’apostolo Paolo, cavalcando il messaggio della universalità della fede nel Dio di Gesù Cristo, invita i suoi connazionali, gli ebrei, depositari della prima alleanza, di non farne una proprietà privata, ma di avere il coraggio di abbattere le mura che blindavano l’alleanza e di predicarla a tutte le genti.

Paolo, detto l’apostolo dei pagani, per primo abbatterà la separazione tra fedeli ed infedeli e porterà Gesù a tutti i popoli, perché tutte le nazioni si identifichino in Gesù e perché Gesù si incarni in ogni razza e nazionalità, senza imporre la circoncisione.

Salvando le caratteristiche proprie di ogni cultura e religione, si verrà ad avere una sola fede e un solo corpo universale, quello che chiamiamo la “sposa di Dio”, l’umanità cristificata.

Gesù, per predicare a modo suo l’universalità della sua missione di salvezza, non esitò a suscitare un finto scandalo, perché il messaggio della salvezza universale avesse da alzare ancor più la sua voce. 

La ‘cananea’ non è del popolo d’Israele. Chiede a Gesù un miracolo. Gesù, affermando quello che insegnano i rabbini, le dice: “La salvezza è destinata al solo popolo di Israele”.

Si alza, allora, forte la voce della cananea, che è la voce dell’intera umanità: “Anche noi, che veniamo considerati animali immondi dai credenti egoisti, abbiamo diritto di cibarci delle briciole di salvezza che scendono dalla mensa che Dio padre ha imbandito per tutti i popoli”. Lei, in realtà, parla al posto di Gesù. Gesù prende le sue parole e le lancia al mondo. 

Sì, tutti gli uomini hanno il diritto di dire a Gesù: “Pietà di me”, per sentirsi dire: “Avvenga per voi quello che desiderate”.

don Rinaldo Sommacal