Omelie

Omelia di don Rinaldo del 25 dicembre 2019 - Natale (Anno A)

“Vi è nato un Salvatore che è Cristo Signore. Accorrete”. E noi siamo accorsi. Sono cambiati i tempi e i luoghi, ma il mistero del Natale è un perenne presente. È quel farsi uomo di Dio, per mezzo di una donna che, dopo Maria, è la Chiesa che, fecondata dallo Spirito Santo, fa nascere, crescere, rendere partecipe della fecondità della incarnazione chi, una volta rigenerato nel battesimo, fa parte di questa Madre, chiamata a rendere continuamente presente nel mondo il Salvatore del mondo. Siamo rigenerati e rigeneranti.

La intensissima luce del Natale evidenzia le nostre contraddizioni: attesa e apatia; luce sfolgorante e tenebre fitte; voglia di paradiso e fuga in fasulli paradisi artificiali; povertà che grida vendetta e ricchezza che si fa divinità; messaggi di pace e guerre perfino di religione; parole di rara bellezza e violenze verbali che siedono sugli scranni più alti della cultura, della finanza, della politica; messaggi altissimi che mai come oggi invitano a mete sublimi di carità e di rispetto per tutti e diavolerie che riescono a rendere animalesche le più delicate e positive passioni umane… 

Uno dei rischi di noi cristiani dalla nascita e che contrasta con il Natale che viene, è questo: sentirci dalla parte dei giusti, per cui non c’è bisogno di cambiare; vedere i difetti, sempre e solo in casa d’altri. 

Me lo fanno notare quelle persone che si sono convertite a Cristo da adulte. Ci dicono che noi, cristiani, diamo l’impressione ai non credenti di essere i puri, i senza colpa, gli unici depositari del vero, portati a giudicare con troppa facilità quanti la pensano diversamente da noi, religione compresa. 

Quante volte, invece, tra cristiani, anche tra parenti, ci si sbrana per i soli interessi economici. Cristiani in chiesa, seduti sugli stessi banchi, uniti nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio, cibati con lo stesso pane che è Gesù, che si scambiano il segno della pace, per poi dividersi, a volte con inspiegabile virulenza, quando siedono su opposti settori della cultura, dell’economia e della politica. La rissa colorita, pungente e portatrice di sospetti, da poltrone altolocate, fa scuola anche negli angoli più anonimi della società, con effetti devastanti.

Natale scenda tra noi, piccolo, ma dignitoso gregge. Dissipi le tenebre che nascondono le nostre contraddizioni e illumini l’immenso patrimonio che ci fa nobili, figli in Gesù del Dio altissimo. Soffriamo quando sentiamo parlare male della nostra patria, ma è anche un segnale forte per riflettere sui mali che ci facciamo da soli. A quando una gioiosa rinascita di squadra?

Torniamo a tessere, sul telaio dell’amore fraterno, una società che fa rifiorire sotto i nostri piedi, per il bene di tutti i costruttori, il nuovo paradiso terrestre, anticipo di quello eterno e celeste. Anziché affilare i coltelli per colpire chi la pensa diversamente da noi, perché non tuffarci nell’oceano dell’amore universale che il Natale porta, perché tutti e ognuno si sentano famiglia? 

Diventiamo piccoli, ma preziosi costruttori della nuova Città: la Città del pane per tutti, la comunità che ha ritrovato la pace, il gregge che ha capito che la salvezza viene solo attraverso il lievito dell’amore forte e sincero, la terra visitata da Dio. Chiediamolo in dono a Colui che viene a noi come l’Emmanuele. Egli è Dio. Sì! è veramente Dio. Ma ha scelto noi. Si, veramente noi. Cosa aspettiamo a andare, anzi ad accoglierlo in casa nostra? AndiamoGli incontro! “Vi è nato un Salvatore che è Cristo Signore. Andiamogli incontro”.

don Rinaldo Sommacal