Omelie

Omelia di don Rinaldo del 22 dicembre 2019 - Avvento IV (Anno A)

Il Signore sfidò l’incredulo re Acaz con la seguente provocazione: “Chiedi un segno dal Signore tuo Dio”. Al diniego del monarca, Dio in persona lanciò il ‘segno’. Interroghiamo anche noi il ‘segno’ posto da Dio sull’orizzonte della storia e che, secondo la promessa, si sarebbe avverato nel tempo. Quando? Come? Risposte affidate alla fede degli umili ed ai misteriosi tempi della Provvidenza. 

Il segno è contenuto in queste parole discese dal cielo: “La vergine-concepirà un figlio-che chiamerà Emmanuele-Dio con noi”.

“La vergine”. Si sottolinea che la verginità della donna sarà una prerogativa fondamentale per la realizzazione del ‘segno’. Teniamo ben presente che la scelta della verginità non faceva parte delle virtù da coltivare tra gli ebrei. Verginità da portare al matrimonio sì. Verginità come alternativa al matrimonio e alla maternità no. La mancanza di maternità nella cultura ebraica era un aspetto negativo e la sterilità quasi un divino castigo per chissà quali colpe. 

Ma il ‘segno’ profetizzato evidenzia un rapporto nuovo e dinamico tra verginità e maternità, però umanamente impossibile. Cosa ancor più ricca di mistero, ma che fa sempre parte del ‘segno’, è il nome del figlio della vergine madre, dato da Dio stesso: Emmanuele= Dio-con-noi. E’ un nome nuovo nel contesto della rivelazione ed è in se stesso uno scrigno che contiene un significato altissimo. E se fosse invece un nome onnipotente che fa quello che dice? In tal caso la capacità speculativa dell’uomo dovrebbe cedere il testimone alla fede, per un salto di qualità del ‘segno’ stesso.

Ed ecco la risposta alla promessa del ‘segno’ e, con la risposta esistenziale, anche i conseguenti chiarimenti, sia di ordine intellettuale, ma ancor più di ordine soprannaturale.

Giuseppe, il promesso sposo era in ansiosa attesa del ritorno di Maria da Ain-Karin, dove aveva assistito al parto di Giovanni, figlio del sacerdote Zaccaria e di Elisabetta, discendente da Aronne. Vede che Maria è in attesa di un figlio. Ne rimane sconvolto. Maria! La sua donna! Sua e di nessun altro! Sicuro di lei fino alla morte! Maria, illibata durante tutto il loro fidanzamento! Maria, esempio di fedeltà, di religiosità, di sincerità, di amorosa obbedienza di ogni legge morale! 

Maria non fa parola a Giuseppe. Giuseppe non chiede nulla a Maria e si rinchiude in casa disperato. Dio, che aveva proclamato ad Acaz il ’segno’, manda il suo fidato arcangelo a Giuseppe, per rivelargli in sogno quello che Maria, con parole umane, non avrebbe potuto svelargli. “Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”.

Giuseppe allora capì, con la sapienza del cuore, ciò che la sua intelligenza non poteva comprendere. Collegò la rivelazione dell’angelo con la profezia di Isaia. Giuseppe sposerà Maria, darà una legale paternità al figlio di Maria, darà il nome al bambino, con Maria e Gesù formerà famiglia e si comporterà come ogni buon sposo e padre.

Giuseppe conosce le scritture. Sa che Gesù, il figlio di Dio, è stato profetizzato con ben altro nome: Emmanuele: Dio-con-noi. A noi oggi ripetere, con Maria e Giuseppe: “Vieni Signore Gesù”. Il segno diventerà realtà se anche noi ci lasceremo fecondare dallo Spirito Santo.

don Rinaldo Sommacal