Omelie

Omelia di don Rinaldo del 1 dicembre 2019 - Avvento I (Anno A)

L’anno di grazia 2018-2019 ha avuto un sereno tramonto. Ne è seguita una brevissima vigilia vissuta per rifiatare e all’insegna di una trepida domanda: “Ed ora?”. La risposta non si fa attendere. L’apostolo Paolo rompe gli indugi e ci convoca per una nuova partenza. Non vuole sentimentalismi e tanto meno depressione spirituale. Come la mamma al mattino, a voce alta ci dice: “Svegliatevi dal sonno!” ed aggiunge il motivo: “perché la nostra salvezza è più vicina ora…”.

Molti, quando si svegliano al mattino, sono depressi, svogliati, pessimisti, poco inclini al lavoro. Può succedere anche a noi all’alba del nuovo anno. Felici per il nostro ‘ieri’, ci fa paura riprendere a costruire un nuovo ‘oggi’.

Via gli indugi. Siamo ‘stirpe eletta’. La nobile ripresa è doverosa. A noi, che stiamo per scendere dal letto della notte, l’apostolo Paolo indica anche con cura gli abiti che dobbiamo indossare. “Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” ci dice.

Ci sono comportamenti che l’apostolo Paolo chiama ‘opere delle tenebre’. Ne enumera sei: le gozzoviglie, le ubriachezze, le impurità, le licenze, le contese e le gelosie. Sono abiti da buttare. Tocca a noi completare l’elenco dei vizi da non tenere in guardaroba o addosso, quindi da gettare.

Lo facciamo con l’aiuto della sana ragione e della coscienza incontaminata, ma ancor più con la guida degli insegnamenti che ci vengono inviati dall’alto. La morale divina ci aiuta a distinguere il bene dal male ed a capire il perché di certe scelte, magari faticose, ma che portano a costruire la luce ed a fuggire le tenebre.

Oggi, nei paesi del benessere materiale, il rischio numero uno sta nel declassare come cose da terzo e quarto mondo i valori dello spirito e i richiami della fede, per mettere sull’altare le nuove divinità come la ricchezza economica, il godimento, il piacere, la libertà da ogni proibizione morale, l’individualismo, ecc. Guai a chi ha il coraggio di dirmi che sbaglio. Nessuno più sbaglia.

Le conseguenze? Sono davanti agli occhi di tutti, ma spesso non si ha il coraggio di andare alla radice e guarire il degrado morale che inquina la convivenza. Per certe nostre culture educare è proibito.

Capita a tutti noi di cogliere gli sbagli degli altri, ma non si ha il coraggio di guardarci dentro e di vedere che, spesso, ciò che condanniamo negli altri, ha messo radici anche in casa nostra. 

Possediamo un privilegio enorme: quello di essere, oltre che persone umane portate naturalmente all’onestà, anche persone cristiane che credono alla straordinaria fortuna di possedere il guardaroba alternativo a quello offerto dal potere delle tenebre.

“Indossiamo le armi della luce” incalza l’Apostolo.

Non siamo qui per condannare il passato e per fare dei bei discorsi sul futuro. Siamo coloro che devono liberare il presente dalle tenebre di qualsiasi genere, per rivestirlo di luce. Qual è l’abito di lavoro da indossare? È strepitoso. Ce lo svela l’apostolo Paolo: “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo”. Gesù in persona quindi è il nostro meraviglioso vestito.  Egli si lascia indossare da noi. Saremo invincibili.

don Rinaldo Sommacal