Omelie

Omelia di don Rinaldo del 1 novembre 2019 - Tutti i Santi (Anno C)

Una delle finalità della solennità di Tutti I Santi ce la svela la preghiera di ‘Colletta’, che ha la funzione di indicare il tema che la liturgia sta celebrando. Il presidente dell’assemblea, rivolgendosi a Dio Padre, a nome di tutti, per mezzo di Gesù Cristo e dello Spirito Santo, gli ha chiesto: “Dio onnipotente, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, per la loro intercessione concedi al tuo popolo l’abbondanza della tua misericordia”.

Chi sono questi santi che la solennità unifica? Innanzitutto quelli che la Chiesa ufficialmente ha innalzato alla gloria degli altari attraverso la beatificazione e la canonizzazione. È verità di fede che costoro sono in cielo e come tali possono, anzi devono, essere da noi ritenuti e pregati come ‘intercessori’, ma ben di più sono i santi “anonimi” che anche noi conosciamo.

Quanti sono e chi sono questi ‘intercessori’?  Apocalisse li enumera così: “Una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua”. Tra costoro ci sono certamente i nostri santi di famiglia. E per le difficoltà che i nostri padri incontrarono, e per la loro fedeltà ai valori che hanno a noi trasmessi, e per le virtù, spesso eroiche, di cui sono state intessute le loro vite, nella fedeltà all’amore di Dio e del prossimo, non ho dubbi nel dire che tanti e tanti nostri familiari sono entro quella ‘moltitudine’ di santi. Pertanto sono da invocare come nostri ‘intercessori’.

Ma ci possono essere anime purganti, di nostra conoscenza, che hanno difficoltà di raggiungere la piena beatitudine, perché hanno bisogno del nostro suffragio, specialmente se si tratta del suffragio il più costoso per noi, che è il nostro perdono per certi torti da loro commessi quando erano in vita e da noi subìti. Potessero essi tornare indietro! Riparerebbero! Ma non possono, come ci dice la parabola del ricco epulone. 

Cosa ci chiedono certi nostri familiari, parenti, vicini, soci in affari, colleghi di lavoro che, in vita, ci hanno riempito di dispiaceri e hanno suscitato in noi avversione che tutt’ora ci rovina le giornate? Ci chiedono di sciogliere il loro purgatorio ultraterreno spegnendo il nostro inferno temporale. Come? Perdonando.

Ci viene in aiuto Cristo, il misericordioso. Se sapremo perdonare, sarà il massimo dei suffragi e faciliterà il loro passaggio al gaudio. Avremo, allora, in paradiso potentissimi ‘intercessori’. I santi del purgatorio ci invitano a questo tipo di alleanza: noi aiutiamo loro e loro aiuteranno noi.

Ed ecco sprigionarsi da questa solennità, con tutta la sua forza, la vocazione alla santità, vocazione oggi soffocata da mille lusinghiere voci di chi vuol deridere le verità di fede che ci parlano della vita dopo la morte, del premio e del castigo, come fossero invenzioni della Chiesa, che vuole trarre a sé, con la paura, devoti fasulli.

Niente di più falso dei falsi profeti che negano l’immortalità dell’uomo. Avendo essi il terrore di confrontarsi con questa verità, preferiscono negarla. Risponde loro, uno per tutti, l’apostolo Giovanni che ci scrive: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio e… lo vedremo così come egli è”. Dio c’è!  e noi siamo per l’immortalità.

don Rinaldo Sommacal