Omelie

Omelia di don Rinaldo del 20 ottobre 2019 - Per Anno XXIX (Anno C)

C’è un detto latino che ben sintetizza un aspetto fondamentale della vita di ognuno di noi e che questa domenica richiama. Recita: “Militia est vita hominis super terram!”. La vita dell’uomo su questa terra è una continua battaglia. Il brano tratto dal libro dell’Esodo parla di una guerra di difesa, per la sopravvivenza del popolo d’Israele, anche allora minacciato di genocidio. La pagina evangelica, uscita dalle labbra di Gesù, parla di una sacrosanta battaglia senza quartiere, intrapresa da una vedova, in difesa dei suoi fondamentali diritti.

Se la vita dell’uomo su questa terra è una continua battaglia, è necessario educare gli uomini alla lotta, fin dall’infanzia. Quando si parla di lotta, viene spontaneo pensare agli eserciti, alle armi, ai conflitti armati. Niente di più errato in questo contesto liturgico e pedagogico. È proprio per evitare di arrivare alle armi che è necessario allenare gli uomini, tutti, alla vera lotta. È una lotta su se stessi e con se stessi, per allenare la volontà a raggiungere ciò che la retta coscienza chiede, guidata da un impegnativo raziocinio, illuminato dalla verità rivelata.

L’educazione ai valori è la prima strategia da mettere in campo in una famiglia. Per essere, però, atleti nello spirito, nel morale e nelle scelte, non basta essere informati. È necessario saper affrontare in campo aperto gli incontri-scontri con la realtà esistenziale: l’instabilità dei nostri umori; le provocazioni del nostro egoismo foraggiato dall’orgoglio; gli altri diversi da noi e che la pensano diversamente da noi, a partire dai nostri stessi familiari; i vizi capitali che proliferano ad ogni età, ecc. Se lo chiedono spesso, e me lo chiedono, i convertiti adulti.

Ma, per la vittoria finale, l’impegno personale, pur necessario, non è assolutamente sufficiente. Da chi ci arrivano le idee giuste, le verità che si fanno legge morale, se non da Dio e dalla fede che ci trasmette i principi su cui fondare le giuste battaglie? 

Ma, arrivati alle verità, chi sostiene i nostri propositi, perché non vengano meno alle prime difficoltà, se non Colui che ci dice chiaramente: “Chiedete, perché senza di me non potere far nulla?”. E chi mi porta dalla sconfitta morale del peccato alla vita nuova e al nuovo combattimento se non il Dio misericordioso?

Alla distanza, anche l’eroe, stanco, depone la spada della perseveranza. Ecco allora Dio che ti chiama in disparte e ti rifocilla e ti rimette in campo, con più forza di prima. Anche l’orante più esemplare, come Mosè, sente la spossatezza del pregare e dell’intercedere. Dio manda sempre qualche angelo in aiuto, o in carne ed ossa, o invisibile, perché nelle difficoltà non subentri il peggiore degli scoraggiamenti: dubitare dell’aiuto di Dio.

Infine, una delle vittorie più belle dell’orante è quella di confidare in Dio, anche quando l’aiuto dato è diverso da quello chiesto.

don Rinaldo Sommacal