Omelie

Omelia di don Rinaldo del 5 maggio 2019 - Pasqua III (Anno C)

Dalla notte di Pasqua fino a oggi tutte le liturgie sono state una proclamazione e una contemplazione di Cristo risorto. Due poli hanno caratterizzato le letture, scelte per celebrare la Pasqua del Signore: da una parte il Risorto, le sue mirate apparizioni e i suoi messaggi da Lui inviati a noi, perché avessimo da accogliere l’evento, che fonda tutta la nostra fede, basata, peraltro, su testimonianze del tutto assolutamente credibili; dall’altra, la carrellata delle reazioni di quanti furono raggiunti dalle apparizioni del Risorto: sbigottimento, paura, stupore, meraviglia, commozione, pianto, gaudio, gioia, correre a dirlo, correre per vedere, guardare, toccare, uscire dal dubbio, entrare in un’esperienza che cambia la vita…

La Pasqua di Cristo non è un evento solo da ricordare, ma da rinnovare in ogni luogo, in ogni tempo purché la si cerchi, la si creda, la si celebri, rendendo veramente presente il Risorto. 

Come reagirono gli scettici, i nemici di Gesù, coloro che in nome della loro religione, lo avevano condannato a morte? O si convertirono a Cristo davanti alle schiaccianti prove della sua divinità, come Nicodemo, come Saulo, come tanti altri; o si ostinarono a condannarlo, perseguitando i suoi discepoli. Prima pagarono le guardie, testimoni oculari della risurrezione di Cristo, perché avessero da affermare il falso, poi misero in carcere Pietro, ordinarono ai discepoli di non parlare di Gesù, scatenarono una persecuzione violenta contro i seguaci di Cristo che, come Cristo, non opposero resistenza, ma seppero affrontare con coraggio e fede nel Risorto anche i processi e le condanne a morte.

Come risposero gli apostoli e in particolare Pietro, il successore di Gesù? È incredibile la figura di Pietro: pentito amaramente per averlo rinnegato, fu riconfermato da Gesù in riva al lago come suo successore. Alla triplice domanda “mi ami tu?”, memore del triplice “non lo conosco” per tre volte disse: “Tu sai tutto, tu sai che io ti amo”. Condotto davanti al sinedrio perché accusati di predicare Cristo risorto, Pietro ebbe il coraggio di rispondere al sommo sacerdote: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Rinfacciò alle autorità religiose la colpa di non aver riconosciuto in Gesù il promesso Messia e di averlo messo a morte.

Pietro, nel suo intervento davanti al sinedrio, ci dice cosa deve fare la Chiesa al suo interno nei rapporti con le varie autorità religiose e politiche, senza lasciarsi condizionare o dagli “osanna” o dai “crucifigge”.

Ma la Chiesa è altresì depositaria delle verità rivelate che illuminano anche le fondamentali verità naturali a cui ogni istituzione e legislazione umana deve ispirarsi. Quando qualcuna di queste verità viene insidiata da certe correnti di pensiero, la Chiesa non solo può, ma deve difendere quelle verità che potrebbero essere ferite, lacerate, tradite da certe scelte culturali prima e politiche poi, anche a costo di incomprensioni e di persecuzioni. 

Verità nel Magistero. Misericordia nella Pastorale. Mentre invochiamo una coraggiosa pastorale ricca di comprensione, dichiariamo fedeltà al Magistero della Chiesa.

don Rinaldo Sommacal