Omelie
Omelia di don Rinaldo del 28 aprile 2019 - Pasqua II (Anno C)
“La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato…” così comincia il vangelo di Giovanni, scelto per celebrare la l’ottava di Pasqua. Quel ‘giorno’, nella cultura ebraica era un giorno senza spessore alcuno. Lo si chiamava solo come ‘il giorno dopo il sabato’. Quel giorno ‘vuoto, attendeva di essere riempito da una novità tale che avrebbe dato il via ad una nuova creazione. Sarebbe diventato il primo dei giorni dell’era cristiana. Quel ‘giorno’ è il ‘terzo giorno’ da Gesù profetizzato.
Nei primi due giorni Gesù si consegnò liberamente al potere delle tenebre che lo catturò nell’orto degli Ulivi, lo trascinò, con la complicità del tradimento di Giuda, davanti ai tribunali religioso e civile. Accolse, come agnello mansueto, l’umiliazione della condanna a morte e alla morte di croce e, dopo essere passato attraverso l’umiliazione della spaventosa flagellazione, della incoronazione di spine, dello straziante viaggio al Calvario non oppose resistenza ai soldati che lo inchiodarono in croce e lo issarono tra due malfattori.
Gesù subì liberamente il potere delle tenebre i primi due giorni, permettendo che i suoi discepoli venissero travolti dalla vergogna e sconvolti dal dubbio, ma riservò a sé il terzo giorno. Quando tutti lo davano per morto e i più intimi lo cercavano per imbalsamarlo, Gesù distrusse la colpa, sconfisse la morte e risuscitò all’alba del terzo giorno, che, da anonimo, divenne il ‘primo dopo il sabato’, il primo della nuova creazione.
Il Risorto apparve a tutte le ore del giorno, a singoli, a gruppi, a due discepoli di Emmaus, infine ai suoi discepoli riuniti nel Cenacolo. Risorgendo il terzo giorno e apparendo ai discepoli riuniti, Gesù pose le fondamenta della nuova creazione, del nuovo popolo di Dio, del nuovo culto, del nuovo tempio: la nuova domenica.
Non c’era Tommaso quella sera della prima Pasqua cristiana. Da solo non arrivò alla fede della risurrezione dai morti di Gesù. Teorizzò anzi il dubbio e lo scetticismo. Chi non fa ‘domenica', chi è assente dal Cenacolo, chi non fa corpo con la Chiesa, difficilmente regge contro la tentazione del dubbio.
Chi fa domenica, fa famiglia, fa Pasqua, rende presente il Risorto. Gli uni gli altri si scambiano, moltiplicati, i doni della Pasqua. Le certezze degli uni aiutano i dubbiosi e i dubbi degli altri diventano preghiera di tutti.
Di domenica il Risorto si fa visibile e dona, attraverso mille sfaccettature, la fede pasquale. Non sarà la mente umana a fugare tutti gli interrogativi, ma la stessa Verità del Risorto. Tommaso, il dubbioso di testa, tornato finalmente a far corpo con la Chiesa, riuscì a dire, per sé e per tutti noi, con la fede: “Mio Signore e mio Dio”. Una preghiera che innalzò Tommaso a patrono di tutti i dubbiosi, anche delle persone le più pure, umili, preziose.
Per il cristiano la domenica non è questione di gusti, ma di identità. I cristiani possono con fierezza definirsi “quelli della Domenica”. Celebrando la ‘domenica’, saremo visitati dal Risorto che ci dirà: “Pace a voi”.
don Rinaldo Sommacal