Omelie
Omelia di don Rinaldo del 24 marzo 2019 - Quaresima III (Anno C)
Oggi la pagina del vangelo, davanti alle catastrofi naturali o agli eventi tragici della storia, porta tutti, noi compresi, a porre grandi interrogativi a Dio: gli uni per imparare il significato salvifico della nostra storia, che non finisce con la nostra morte; gli altri per avere un motivo in più per denigrare Dio o per prendere le distanze dalla scomoda fede cristiana. Ma chi è il nostro Dio, che permette anche le catastrofi e cosa vuole da noi?
Il nostro Dio, non dimentichiamolo, è il Dio di Gesù Cristo, è Gesù Cristo, il figlio di Dio. Interroghiamo, quindi Gesù che, nella pienezza dei tempi si fece visibile nella persona dell’Emmanuele e ci parlò direttamente, come Parola di Dio, la cui pienezza è all’opera. Nei tempi antichi Dio ci parlò per mezzo dei profeti. Oggi parla a noi per mezzo di Mosè, sul monte Oreb. Ascoltiamolo, centellinando parola per parola.
Mosè é in fuga dal faraone. È ospite di Ietro. Stava guadagnandosi il pane pascolando il gregge del suo splendido benefattore. Vedremo come un giorno qualsiasi possa cambiare una vita, anche la nostra. Ogni piccolo o grande quotidiano, se riscattato dall’abitudine, può diventare portatore di conversione. Fa diventare la vita una libera scelta, e non qualcosa da subire passivamente.
Mosè è al lavoro, ma il suo ‘ego’ è vigile e operativo. Guarda e vede. Vede e torna a guardare. Il vedere diventa pensiero. Chi guarda per vedere, vede il mondo animarsi. Mosè vede un roveto che arde, ma che non si consuma. Si avvicina. Sta per iniziare quella esperienza mistica che cambierà tutta la sua vita e non solo la sua. Una voce gli dice: “La terra che tu calpesti è sacra”.
Prendiamone atto seriamente. Mosè è uno di noi. Tutti noi abitiamo la terra, ma la terra è di Dio e non una nostra proprietà. Se così vista, la terra porta a Dio e Dio non tarderà a farsi sentire, anche attraverso le stesse generose, docili e umili sue creature, molte delle quali sono in grande sofferenza, causa le politiche terribilmente negative per l’intero pianeta.
Dio parlò a Mosè. Dio parla sempre in mille modi. A chi lo ascolta, Dio diventa Parola e ci fa diventare ‘parola’. Quando Dio ci parla, ha sempre un duplice scopo: quello di rivelarsi a noi come il vero e unico Dio, il sempre presente, da riconoscere e adorare come il Creatore e il Signore del cielo e della terra; il secondo scopo, che Dio rivela e chiede a Mosè e ad ogni credente in Lui, è quello di prendersi cura dei fratelli, specialmente di quelli che soffrono, causa le angherie dei prepotenti.
Mosè scese in Egitto, a costo della vita, per liberare il suo popolo dalla schiavitù e dalla idolatria. Gesù ringrazierà Mosè, lo purificherà dalle inevitabili inesattezze dovute alle difficili tappe del ‘vero’ che si snoda nel tempo reale. Gesù, il nuovo Mosè, ci predica la conversione e ci fa capire il ‘come’, soprattutto quando chiama anche Mosè a rinnovarsi in Lui che gli dice: “Sul Sinai tu hai detto…! Ma, dal Golgota io vi dico!!!”
don Rinaldo Sommacal