Omelie

Omelia di don Rinaldo del 10 marzo 2019 - Quaresima I (Anno C)

Mercoledì scorso, con il severo rito delle ‘ceneri’, abbiamo iniziato la quaresima dell’anno di grazia 2019. Pasqua, quest’anno molto ‘alta’, ci porterà a vita nuova se sapremo vivere la quaresima come tempo favorevole per promuovere, con la guida della ragione e della fede, la nostra rinascita cristiana. Il Regno di Dio è già in costruzione tra noi, da noi, per noi, fedeli discepoli del nostro Maestro e Re, il Nazareno. Questa prima domenica quaresimale ci invita a imparare, a scegliere, a diventare.

Il brano del Deuteronomio, narrando la liturgia presieduta da Mosè, sacerdote, re e profeta del ‘Popolo di Dio’, ci dice con quale animo dobbiamo iniziare le nostre settimanali sante messe domenicali. Ognuno è invitato a deporre ai piedi dell’altare la sua cesta. Cesta che diventa l’immagine della nostra vita.

L’abbiamo gratuitamente ricevuta da Dio. Dio ce la chiede di ritorno, piena di opere buone. Per poterle compiere, ci ha donato intelligenza, coscienza, libertà, volontà e la legge morale per saper discernere il bene dal male. Ed eccoci qui, ognuno con la sua cesta virtualmente deposta davanti all’altare. Ognuno di noi è invitato a raccontarsi e a dire al suo Dio, in silenzio, cosa ha fatto della sua vita durante questi sette giorni. Molte azioni profumano di bontà. Altre, tra le buone, contengono mele marce o sprecate. Ci possono anche essere ceste piene di omissioni, ma in tutte profuma la presenza e l’aiuto di Dio. Nessuno può dire: “Dio non mi ha aiutato”.

Il contenuto delle nostre invisibili ceste diventa la nostra offerta per il sacrificio eucaristico. Il bene compiuto si unisce ai meriti di Cristo, mentre il male compiuto e confessato, si unisce al Gesù misericordioso e al suo gioioso perdono. Così perdonati e purificati, con l’apostolo Paolo scopriamo che siamo tutti il tabernacolo dove vi abita DIO.

Noi, per essere degni di questo inestimabile privilegio, dobbiamo passare attraverso la purificazione della tentazione. Più uno ama il peccato, meno sarà tentato. L’astuto satana non spreca energie. Più uno è credente e più è assalito e tentato dai dubbi. Più uno è giusto e più conoscerà le sofferenze dell’operare onestamente, vincendo le lusinghe del successo a qualsiasi costo, fino a farsi adorare.

Anche Gesù, sospinto nel deserto, fu tentato dal principe dei demoni in persona. Adamo, sottoposto alla prova, disobbedì. Gesù, l’uomo nuovo, sconfisse satana dicendogli: “Non di solo pane vive l’uomo”. Gesù rincarò la sua incorruttibilità, dicendogli: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai e lui solo adorerai”. Infine, ripresa e riposta in Dio ogni potestà, Gesù inflisse al divo Lucifero una penitenza perenne che lo umiliò e lo continua ad umiliare:”Non tenterai il Signore Dio tuo. A Lui solo renderai culto”.

don Rinaldo Sommacal