Omelie

Omelia di don Rinaldo del 17 febbraio 2019 - Per Anno VI (Anno C)

La prova suprema e unica a cui Dio sottopose l’uomo fu e resta questa: “Tu Adamo sei al di sopra di ogni creatura. Tu Adamo, sei chiamato a governare il mondo. Tu Adamo sarai l’amico di Dio. Tu Adamo sarai elevato alla dignità di figlio di Dio. Tu umanità in Adamo sarai chiamata ad essere la sposa di Dio per le nozze eterne. Ma tu Adamo, tu umanità non potrai mai metterti contro Dio, ignorare Dio, negare Dio, prendere il posto di Dio”.

Sappiamo dalla rivelazione e per esperienza personale che, poiché intelligente e libero, l’uomo sentì e sempre sentirà la tentazione di sottrarsi da Dio, per farsi il ‘dio’ della sua vita, per non rendere conto a nessuno della sua vita. La scelta della “dea ragione”.

Il peccato di Adamo non fu un disordine sessuale, ma una lucida scelta della sua ragione dominata dalla superbia. Nell’intelligenza risiede la coscienza di sé, la libertà di dire sì o no al comando divino che recita:“Io sono il Signore Dio tuo”. Il padre della menzogna suggerì ai progenitori: ”Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Alla disobbedienza o all’obbedienza all’unico comando, che Dio impone all’uomo, consegue ciò che il profeta Geremia dice con il brano che la liturgia ha proposto oggi: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo… Benedetto l’uomo che confida nel Signore”.

Da qui la sorte di maledizione o di benedizione dei due Adamo. Il primo mangiò il frutto della ribellione, tentò di farsi ‘dio’ e si scavò con le sue mani la maledizione. Il secondo uomo, Gesù, entrando nel mondo, disse al Padre:”Ecco io vengo per compiere la tua volontà”. Obbedienza che riportò in terra il primato di Dio e la giusta nobiltà dell’uomo che, nel riconoscere Dio come l’Unico, ritrova la sua vera grandezza che fa dire al salmista: ”Hai fatto l’uomo poco meno degli angeli” (Sal 8,6).

Per riparare una follia di superbia ci volle una follia d’amore. Per liberare l’uomo dalla maledizione entro cui si era liberamente rinchiuso, ci volle una nuova creazione di Dio. Se creare l’uomo fu un piacevole gioco, ricreare l’uomo caduto nella disobbedienza costò a Dio un deicidio. Solo l’immolazione di Dio poteva riscattare la offesa fatta a Dio. Ecco perché l’incarnazione, la passione e la morte del figlio di Dio. Gesù, con la sua morte distrusse la nostra maledizione, con la sua risurrezione fece risorgere noi dai morti.

San Paolo scrive:”Se si predica che Cristo è risorto dai morti, come possono alcuni tra voi  dire che non esiste risurrezione dei morti?”. Aggiunge: “Se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede”. Quindi proclama la fondamentale verità di fede: ”Ora invece Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”.

La morte di Cristo ha fatto morire la maledizione dell’uomo. La Sua risurrezione ha fatto rinascere la beatitudine dell’uomo. Le beatitudini evangeliche si possono capire e accogliere solo passando attraverso la passione e morte di Cristo, altrimenti sarebbero pura follia. In Cristo le beatitudini sono il profumo della nuova umanità.

Nel povero, nel mendicante, nel sofferente, nel puro, nell’innocente, nel retto di cuore… Gesù perpetua la sua incarnazione. Chi, con le sue sofferenze e con la sua innocenza dona a Cristo il volto della sofferenza, da Cristo riceverà il volto del risorto. Chi, come la Veronica, baciato dalla fede, sa vedere nel volto dei sofferenti e degli innocenti il volto di Gesù da tergere, diventerà a sua volta su questa terra tribolata il volto della carità di Dio. Chi terge le sofferenze altrui, è uno che percorre le strade delle beatitudini evangeliche.

Anche il padre della menzogna, che ingannò Adamo, proclama in continuazione, con voci suadenti, le sue beatitudini, sempre fondate sui vizi capitali che portano a disobbedire a Dio e a profanare la dignità umana. È mettere al primo posto la ricchezza, la gola, la spensieratezza, l’egoismo, il cinismo, la violenza, l’odio di qualsiasi matrice. Seguirli significa cadere entro i ‘guai’ elencati da Gesù.

Dice il salmo:“Beato chi pone la speranza nel Signore”. “La via degli empi andrà in rovina” (Sal 1,6).

don Rinaldo Sommacal