Omelie

Omelia di don Attilio dell'11 marzo 2018 - Quaresima IV (Anno B)

Quanto è difficile convertirsi! E credere nel Dio di Gesù! Quanto è difficile scegliere da che parte stare, nella vita, sempre strattonati tra le troppe cose da fare, inquieti e rassegnati, travolti dalle mille preoccupazioni!

Gesù parla ad un combattuto Nicodemo che lo raggiunge durante la notte, per non farsi vedere. Ha una reputazione da difendere, ma è curioso. Lui è un credente, un membro del Sinedrio, sa bene di Dio e delle sue leggi. Ma non è convinto, cerca un volto di Dio diverso.

Gesù gli rivela qualcosa di inatteso e inaudito, ciò che nessuno mai aveva osato immaginare. Gesù gli racconta il pensiero di Dio. Dio vuole persone autentiche che sappiano mettersi in gioco, che accettino di crescere (non sempre questo significa migliorare!), che imparino a distinguere le proprie ombre, da adulti.

Gesù è chiarissimo: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Dio vuole la salvezza, cioè la pienezza di vita per ogni uomo. E, per farlo, per manifestare la serietà del proprio amore, Gesù già parla del dono di sé totale, del mistero della croce. La croce che, come dice san Massimo il confessore, è il giudizio del giudizio.

Davanti alla possibilità di essere dei capolavori o delle fotocopie sbiadite, l'uomo è libero di scegliere. E sono le nostre scelte a giudicarci, possiamo vivere in un prolungato inverno, ostinandoci a dire che non esiste nessuna bella stagione e che, al massimo, noi sappiamo vestirci meglio degli altri.

Quando tutto è grigio è difficile vedere l'ombra dietro di sé. Ma vivere una vita grigia è una non scelta di vita. Dio vuole la nostra salvezza, ad ogni costo. Nessun giudice, nessun carabiniere. Solo un padre tenerissimo.

Il ragionamento implode. Meglio un Dio che opera la giustizia, altro che. Se Dio è buono perché il dolore innocente? Certo, la sofferenza, spesso, è frutto delle nostre scelte sbagliate o delle nostre fragilità. Ma come può Dio sopportare il dolore del bambino che muore di cancro? Non può.

Gesù, ad un attonito Nicodemo, indica un simbolo, quel serpente di bronzo innalzato da Mosè per guarire gli ebrei morsi dai serpenti. Anche lui, Gesù, sarà innalzato e salverà chi volgerà il proprio sguardo verso di lui. 

Gesù già intravvede all'orizzonte la sconfitta del suo ministero, e vuole andare fino in fondo. Dio è disposto a morire per salvare gli uomini, per salvare me. Dio porta su di sé il dolore dell'innocente, lo assume, lo redime, lo salva. Volgiamo lo sguardo alla croce, in questo deserto, alla misura senza misura dell'amore di Dio. Ecco, questo è il Dio in cui crediamo.

don Attilio Zanderigo