Omelie

Omelia di don Attilio del 4 marzo 2018 - Quaresima III (Anno B)

Per vedere la bellezza di Dio che abbiamo contemplato domenica scorsa, abbiamo alcune indicazioni precise. Innanzitutto, le parole. Chi le propone non è un sovrano illuminato e saggio, ma un Dio liberatore, uno che si è sporcato le mani fino ai gomiti per liberare l'uomo, per condurlo alla libertà interiore vera ed assoluta, e ci tiene a sottolinearlo.

E le proposte che egli fa sono declinate al futuro, sempre. Nessun imperativo categorico sulle labbra di Dio ma il sogno di un mondo - e di un'umanità - diversi, nuovi, quelli che egli aveva sognato quando ci ha plasmati dal nulla. Dieci parole raccontate  da chi ci ha creato, da chi, solo, sa come funzioniamo. Dieci parole che pesano e che indicano, che svelano e promettono benedizione.

Non rispettiamo quelle indicazioni sperando di ottenere un premio alla fine della nostra vita ma per vivere come "premio" il fatto di esistere. Indicazione di un Dio che ci ama. E che Gesù  riassume, sintetizza, snellisce. Fino a distillarle in un'unica indicazione: ama. Ama dell'amore con cui sei amato.   

Tutti gli evangelisti parlano del gesto duro di Gesù, quello scatto d'ira passato alla storia e che tanto imbarazzo ha suscitato nei pii commentatori che volevano consegnarci un Gesù melenso ed esangue. Macché. Si lascia prendere dall'ira il Maestro, perché lo pungono sul vivo, perché stravolgono il volto di Dio.

Il rinato tempio di Gerusalemme radunava fino a duecentomila persone in occasione della Pasqua. Un grande evento di fede, certo, ma anche un grande business. Al punto che i sacerdoti del tempio allestivano, tre settimane prima dell'evento, un vero e proprio mercato sotto i portici. Gesù caccia i venditori, ribalta i banchi dei cambiavalute.

Non si compra Dio, non si mercanteggia con lui. È a un Padre che ci rivolgiamo, non ad un potente da blandire e corrompere. È il corpo di Cristo risorto il nuovo tempio: non ci servono più luoghi sacri da quando il velo del tempio è strappato. E se ci raduniamo, come Chiesa, in una chiesa, è solo per attingere forza e condividere la presenza di Dio nei sacramenti. E ricordarci che il rischio di diventare mercanti con Dio esiste ancora oggi.

La Parola, l'amore, la croce come dono, l'autenticità del culto, ci portano alla conoscenza. Buon cammino!

don Attilio Zanderigo