Omelie

Omelia di don Rinaldo del 23 dicembre 2018 - Avvento IV (Anno C)

Il nostro cammino di Avvento ci dice che Betlemme è vicina. Il profeta Michea ne anticipa l’immagine dicendo di essa: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola fra i villaggi di Giuda, da te uscirà Colui che deve essere il dominatore in Israele”. Profezia riscoperta quando i Magi, giunti a Gerusalemme, chiedono: “Dov’è Colui che è nato, il Re dei Giudei?”.

Betlemme, piccola agli occhi distratti di Erode, dei potenti, degli increduli, dei cristiani superficiali; grande agli occhi di Dio, che non si ferma alle apparenze. Betlemme capace di dare la vita a Colui che è l’origine della vita. Betlemme, villaggio e città simbolo di ogni focolare domestico, di ogni singola famiglia, di ogni contrada, di ogni borgo, di ogni accampamento, di ogni legittima istituzione, di ogni paese, città e nazione, di ogni continente, del mondo intero, di ogni singola persona.

Betlemme chiama Natale e Natale porta a Betlemme. Betlemme invita anche noi a rileggere la nostra storia. In primo luogo dobbiamo liberarci da ogni complesso di inferiorità. Quando ai forestieri chiediamo chi è Belluno, dove si trova Belluno, non sanno rispondere. Ma, se a Erode Belluno non dice niente, a Dio e a noi, che non ci misuriamo sui numeri e sul potere socio-politico, dice di essere una preziosissima culla che ha saputo far nascere, accogliere e diffondere Colui che deve essere il Dominatore.

Natale ci porta i suoi doni preziosi, in primo luogo la capacità di ricordare, di stupire e di ringraziare. Sulle strade dell’impero romano vennero molti dei nostri antenati: i soldati con le loro famiglie, i mercanti, i viaggiatori di professione, gli immigrati, gli invasori, ma anche gli evangelizzatori inviati dagli apostoli Pietro e Paolo ad Aquileia e a Padova e, quindi, a noi. Gesù e il suo vangelo trovarono immediata e favorevole accoglienza in Belluno città e vallate. Questi luoghi così umili, ma belli, hanno accolto, senza riserve, il Nazareno.

La fede cristiana suscitò mentalità, cultura, religiosità, usi, costumi, tradizioni aggregazioni, comunità, confraternite, opere, ospedali, scuole ecc. Questi luoghi così umili, da non essere conosciuti dalla grande cronaca, se non nelle disgrazie (Vajont, alluvioni, ecc…), hanno accolto senza riserve il Nazareno. 

Gesù ricambiò, suscitando lungo i secoli, presenze di spiritualità e cultura così alte, da fare di Belluno una vera e permanente Betlemme. Ricordiamo, tra tutti, i due figli di questa nostra terra, Bartolomeo Mauro Cappellari e Albino Luciani, elevati a successori dell’apostolo Pietro, papi della Chiesa di Gesù Cristo, il Figlio di Dio e Chiesa universale.

Due vorrei che fossero le nostre sollecitazioni natalizie: prima: non scristianizzare la nostra Belluno, sarebbe cavarne l’anima; seconda: Belluno ritorni ad essere la città che accoglie gioiosamente e nei molteplici preziosi modi, l’Emmanuele, il Dio con noi.

don Rinaldo Sommacal