Omelie

Omelia di don Rinaldo del 2 dicembre 2018 - Avvento I (Anno C)

È con emozione e trepidazione grandi che varchiamo la soglia del nuovo anno liturgico. Ci guiderà l’evangelista Luca. Congedandoci dal vecchio anno, abbiamo fatto un proposito: parlare meno di Gesù per permettere a Gesù di parlarci di più. Ed ecco le domande che Gli facciamo:

“Il tuo profeta Geremia, con quel perentorio ‘ecco verranno giorni…’, cosa voleva dirci”?

“Geremia, senza conoscermi, annunciò i giorni in cui io sarei spuntato come un germoglio che avrebbe esercitato su tutta la terra il giudizio e la giustizia."

“Il mio evangelista Luca riporta il richiamo che io, il germoglio profetizzato da Geremia, feci e diedi ai miei discepoli, perché lo avessero da predicare e spargere in tutto il mondo e in tutti i tempi. Lo dissi allora e lo ripeto a voi: “Alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

Caro Gesù, se ho ben capito, tu ci stai dicendo che dobbiamo ritornare a te e chiederti ‘chi sei’, chiederci ‘chi siamo’ e, con te, scegliere ‘cosa dobbiamo fare’.

Gesù, permettici una domanda per nulla scontata: “Ma tu, chi sei veramente?” Ed ecco la tua risposta apparentemente nota, ma spesso sbiadita e dimenticata: “Prima di essere il figlio di Maria, quindi il figlio dell’uomo, quindi il vostro figlio, ero e sono il figlio di Dio, del Dio unico che, nel suo immenso mistero è famiglia generante”.

“L’apostolo Paolo scrivendo alla Chiesa di Colossi, racconta e canta la mia opera ‘ad extra’, cioè la creazione del mondo e dei suoi abitanti. Di me Paolo dice: “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui”.

“Se mi state seguendo, ci dice Gesù, all’inizio di questo nuovo anno di grazia, vi invito a rinnovare la meravigliosa coscienza di esserci, di esistere. Siete opera mia. Ma ora sono io a chiedere a voi la vostra opera”.

Gli rispondo io, a nome di tutti voi: “Caro Gesù, grazie della tua stima che ci inonda di commozione, ma dobbiamo subito confessarti una nostra situazione psicologica: siamo distratti, siamo sazi. Vieni e scuoti le nostre coscienze e le nostre menti pigre e borghesi”. Non possiamo più concederci ritardi di autoconsapevolezza. Abbiamo Te Gesù, eccezionale e unico maestro.

Vorremo che ogni domenica questa liturgia diventasse la Tua cattedra, la Tua mensa. Promettiamo di ascoltarti e di cibarci di Te. Faremo parlare Te. Tu animerai le nostre liturgie, sarai Tu alle porte della chiesa ad accoglierci, a ringraziarci di essere tornati, a sgridarci se arriviamo in ritardo, ad insegnarci la virtù del vero ascolto. Aiutaci ad aver fame della Parola e diventare poi durante la settimana ‘parola di vita’ là dove viviamo, operiamo.

Fa che le nostre assemblee, ascoltando le tue parole di misericordia, siano un comunitario modo di confessare i nostri peccati e di rinnovare i propositi suggeriti dall’amore fraterno, fiore all’occhiello dell’amore divino diffuso su ciascuno e su tutti noi. Non parleremo di Te se prima non avremo accolto Te. Solo allora diventeremo un popolo sacerdotale. Buon anno a te Gesù. Buon anno a noi.

don Rinaldo Sommacal