Omelie

Omelia di don Rinaldo del 28 ottobre 2018 - Per Anno XXX (Anno B)

A Isaia che, domenica scorsa, cantava la spiritualità che vince il dolore, risponde oggi Geremia, che ci invita a innalzare ‘canti di gioia’, perché, attraverso la sofferenza ‘il Signore ha salvato e salverà noi, suo popolo’. La salvezza ha molti nomi. La si può chiamare figlia della libertà vera, faticosamente raggiunta. Ma, riconquistata la libertà, attenti a non affossarla nuovamente, in nome di paradisiache illusioni, anche oggi in circolazione, come se il passato non avesse nulla da insegnarci.

La seconda salvezza indicata da Geremia è la vista ridata al cieco, per cui può camminare spedito e sicuro. Se dolorosa è la cecità fisica del non vedente, ben peggiore è la cecità intellettuale, morale, religiosa, sempre incombente e spesso in cattedra. Mi domando: perché dobbiamo concorrere a perdere il dono della vista, per poi tornare a dire: “Quanto era preziosa”. Si ha l’impressione che oggi, anche tra noi cristiani, si sia diffusa una certa indolenza. Non si accede, con sete, al meraviglioso fiume del Vangelo, nel tempo reso attuale dal magistero della Chiesa. Si abbocca più al dubbio anziché alle sfolgoranti verità donateci dal Dio vero. 

La terza salvezza cantata da Geremia è la maternità. Ci sarà futuro vivace, vitale e gioioso solo se il nostro presente tornerà fecondo. Quale fu la salvezza di Israele politicamente schiavo? La nascita dei suoi figli, concepiti in schiavitù. Arrivato il momento del riscatto, si ritrovarono essere un popolo giovane, saggio, vigoroso, fecondo, unito. 

Invece noi, occidentali, da anni abbiamo il primato dei decessi rispetto alle nascite. Stiamo diventando un popolo sterile, quindi destinato alla vecchiaia, con tutte le conseguenze. Ci siamo specializzati a fare e osannare leggi che favoriscono l’aborto anziché le gioiose nascite e la crescita delle famiglie, facilitate da leggi che favoriscano la vita, che é il bene più prezioso in assoluto. Siamo sempre in tempo per dire con Geremia: “Innalziamo canti di gioia , perché stanno ritornando, in gran folla, sia la donna incinta che la donna partoriente”.

Infine: voglio dare voce a Bartimeo, il cieco del vangelo. Quanta miopia anche in noi pastori, che dovremmo avere occhi sani e vista perfetta , per indicare al gregge la strada vera al momento giusto. È interesse di tutto il popolo che i sacerdoti siano sani di vista, perché possano essere guide illuminate, sagge e libere da ogni compromesso inquinante. Il Bartimeo che è in noi pastori, continui a farci chiedere a Gesù, il sommo ed eterno sacerdote, il re del’universo, il profeta sempre nuovo, il dono della vista evangelica, in modo da sentire con Lui giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore.

Noi, laici e sacerdoti, che continuamente riscopriamo la freschezza vitale della domenica, valorizziamola sempre di più, migliorando lo scambio dei doni, partendo dalla puntualità: noi sacerdoti in vostro favore e voi in affettuosa e costante preghiera per noi sacerdoti. Grazie. 

don Rinaldo Sommacal