Omelie
Omelia di don Rinaldo del 23 settembre 2018 - Per Anno XXV (Anno B)
“Tendiamo insidie al giusto, che, per noi è di incomodo. Condanniamolo a una morte infame”. È quello che si dicono gli empi e che ci fanno riflettere. A parole, tutti e in tutte le parti del mondo si invoca giustizia. Quando finalmente si trova un giusto, prima lo si osanna, poi lo si elegge, ma, se governa con giustizia, dà fastidio a molti, anche a coloro che lo hanno voluto.
La tendenza di tutti è quella di far diventare criteri di giustizia i propri interessi e di considerare ingiusto chi non ci dà ragione. Quante donne, quanti uomini, presenti nelle più diverse culture, hanno pagato con la vita il loro eroico servizio agli ideali della giustizia. Noi ben conosciamo il prezzo pagato dai cristiani in nome della giustizia, fondata sulle verità che vengono da Dio, incarnate nella persona e nella parola di Gesù, il giusto, perché vero Dio.
Il libro della ‘sapienza’ stranamente fa dire dagli stessi empi: “Se il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari”. E Dio solennemente dichiara: “Chi si sacrifica per la giustizia, da Dio in persona sarà glorificato”.
Dopo aver esaltato i giusti, ci chiediamo: “E noi? Che conti ho io con la giustizia che scende da Dio e a Dio ritorna?” La giustizia divina si è incarnata in modo visibile in Gesù Cristo, che si è consegnato ai vangeli e alla retta coscienza, difesa e interpretata dal magistero della Chiesa, la vera Chiesa, la prima ad essere perseguitata, quando scende a difendere i giusti. La giustizia vera trascina, poi, con sé anche la misericordia, altro capolavoro del vangelo.
Una delle malattie che possono inquinare una comunità umana, anche una comunità cristiana fondate sulla giustizia, ce lo dice Giacomo apostolo: è la gelosia. Definire che cos’è la gelosia è difficile, anche se tutti ne sentiamo la diabolica presenza. Molti possono essere gli aiuti per guarire dalla gelosia, come il consiglio, come la terapia di gruppo, come il dialogo sereno tra coniugi, fidanzati, amici e colleghi, tra le istituzioni, la mediazione, la preghiera…
Gesù in persona, Lui che conosce noi ben più di noi stessi, poiché usciti dalla Sua sapienza creatrice e redenti dalla catastrofe del peccato, (Gesù in persona) indica il rimedio radicale di ogni peccato, quello della gelosia compreso, cioè la confessione: la confessione sincera a Dio e a noi stessi delle nostre colpe.
Il primo passo che ognuno di noi dovrebbe fare è quello di avere il coraggio di celebrare un a ‘tu- per- tu” con noi stessi per riconoscerci peccatori ed essere poi misericordiosi verso noi stessi e non farci del male. Se questo avverrà, seguirà il grande passo sacramentale che ci porterà ai piedi di un qualsiasi confessore che ci dirà: “I tuoi peccati sono da Dio perdonati per l’eternità! Va in pace e diventa, per chi ti vede, una zampillante sorgente di serenità, un portatore di pace e di speranza”.
Con quel ‘Chi accoglie i bambini, accoglie me’, Gesù ci invita a imitare, non i capricci dei bambini, ma la sconfinata fiducia che hanno verso chi li ama veramente.
don Rinaldo Sommacal