Omelie

Omelia di don Rinaldo del 26 agosto 2018 - Per Anno XXI (Anno B)

Giosuè (prima lettura) ereditò da Mosè un popolo di Dio stanco, demotivato, criticone. Indisse allora un'assemblea paraliturgica di popolo, prima di passare il fiume Giordano. Propose a tutto il popolo e ai suoi capi una radicale scelta di campo, dicendo: “Sceglietevi oggi chi servire: il Signore o gli dei che i vostri padri hanno servito oltre il fiume?”. E aggiunse: “Quanto a me e alla mia casa, servirò il Signore”. L’intero popolo di Dio, con un sussulto di riacquistata e convinta identità, solennemente rispose: “Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dei”. 

Qualcosa di analogo ci propone l’odierna liturgia della Parola, collegata alle precedenti domeniche. Dopo averci fatto meditare per più settimane il lungo ed enigmatico discorso di Gesù circa il pane da mangiare per avere la vita eterna, ecco Gesù dettarne le condizioni e le conclusioni inappellabili. A quella immensa folla che lo seguiva, futuro nuovo popolo di Dio, a cui era stato dato di nutrirsi con il pane del miracolo, Gesù rivolse la proposta ultimativa, che così riassumo: “O con me (che sono il figlio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei vostri padri) o senza di me, scegliendovi maestri meno esigenti e più di comodo”.

Gesù qui non parla del primo annuncio della Buona Novella. Qui Gesù non mette in gioco il suo perenne mandato, quello di andare in tutto il mondo e di predicare ovunque il Suo Vangelo a chi non lo conosce ancora. Predicare Gesù a tutti, perché tutti Lo possano conoscere, accogliere e in Lui identificarsi, viene prima del discorso eucaristico che noi stiamo meditando e che ci fa diventare, da Popolo di salvati a Corpo di Cristo che salva. Il discorso eucaristico non è rivolto, quindi, ai pagani o ai catecumeni della prima ora, ma ai cristiani adulti come noi, chiamati a diventare liberamente Corpo di Cristo. 

Poniamoci, a questo punto, una domanda apparentemente facile per noi, cristiani adulti: “Crediamo a Gesù, perché riusciamo a capirlo in tutto o perché crediamo che è figlio di Dio, è Dio, quindi infallibile? In tal caso il nostro ‘credo’ in Lui non fa una grinza”. 

Obiettano gli scettici: “Allora la vostra fede va contro la ragione!”. Rispondiamo: “È vero il contrario. Dio chiede che tutta la nostra intelligenza, sua creatura e suo dono da usare, sia alla ricerca di Lui, della Sua natura e del suo operare. È su quella strada che Dio incontra chi lo cerca e impara che la conquista più ardita e stupefacente sta nel vedere il Vero senza, però, averne la capacità di possederLo razionalmente. Anzi, il Vero sollecita il credente ad avere sete sempre nuova di verità e invoca il dono di poter crederGli cercando e cercarLo credendoGli. 

Alla domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi”, noi, con Pietro, finalmente pietra d’angolo che tutti aspettavamo e su cui poggia e poggerà il nostro essere piccole o grandi pietre, dal più intimo di ognuno di noi, pur nel silenzio che ci distingue nei momenti decisivi, ma con le lacrime che sgocciolano dalla spugna del nostro spirito, Gli diciamo gioiosamente in coro: “Signore, da chi andremo! Tu solo hai parole di vita eterna”. 

don Rinaldo Sommacal