Omelie

Omelia di don Rinaldo del 5 agosto 2018 - Per Anno XVIII (Anno B)

La prima lettura ci racconta che, nel deserto, tutta la comunità degli israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. La mormorazione non è mai una virtù. È sempre una presenza negativa per la convivenza. Ogni comunità, nel corso della sua storia, proponendosi di raggiungere il bene di tutti, è chiamata a verificare con oggettività e franchezza i propri modi di pensare, di proporre, di decidere e di operare. Anche la più perfetta delle istituzioni commette degli errori ed è soggetta a coraggiose, intelligenti, necessarie verifiche, autocritiche e democratiche scelte operative.

Lo spirito critico, quello positivo, fa crescere in responsabilità tutte le persone, esalta la verità, spiana le strade alla giustizia, che a sua volta diventa una guida necessaria e vera per realizzare la politica della carità. La mormorazione, invece, è sempre un aspetto negativo della vita comunitaria. La mormorazione la si fa, normalmente, alle spalle della gente, per cui, a volte, tutti la conoscono, meno l’interessato. La mormorazione, anche se contiene una parte di verità, è sempre sbagliata come metodo di intendere la correzione fraterna. Infatti, la mormorazione non si propone di correggere, ma di colpire e volutamente far del male.

Spesso la mormorazione raggiunge i suoi scopi ed è capace di minare la fiducia nella persona presa di mira. La mormorazione non disdegna di servirsi anche della calunnia. In tal caso, povere quelle famiglie e quelle comunità dove tale zizzania attecchisce. Pertanto, costi quel che costi, via la mormorazione, via la calunnia, ben venuta la sincerità, che supera positivamente l’esame della correzione fraterna.

Dopo Mosè ed Aronne, ascoltiamo san Paolo che scrive ai cristiani di Efeso queste parole: “…vi scongiuro nel Signore, non comportatevi più come i pagani!”. Lo rivolgo a me, prima di tutto, questo grido di Paolo. 

In mezzo a così tante vicende brutte e irritanti, che succedono ai nostri giorni, mi prende la tentazione di ridiventare un pagano e di inviare a destra e a sinistra invettive, dimentico che il Maestro, di fronte a chi lo schiaffeggia, lui che potrebbe incenerire chi sbaglia, risponde con il silenzio, con il perdono, magari anche con un sorriso che parla ben più del silenzio.

San Paolo oggi, prima che a voi, parla a noi sacerdoti, a me e mi direbbe: “Cosa direbbe, cosa farebbe Gesù, oggi, ora, al tuo posto? E perché farebbe quella scelta e non quella che vorreste voi?

Sarei capace di andare contro il Vangelo e di andarmene da Gesù se Gesù me lo chiedesse proprio ora? Faccio mia e vostra, amati da Gesù e amanti di Gesù in modo commovente e totale, la risposta che Pietro diede alla domanda fatta da Gesù ai Dodici e oggi rivolta a noi ? "Volete andarvene anche voi?"

"Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!” Ecco la nostra unica risposta senza dubbio alcuno.  Che gioia essere di Cristo e con Cristo, anche oggi, anche ora. Sempre!

don Rinaldo Sommacal