Omelie

Omelia di don Rinaldo del 29 luglio 2018 - Per Anno XVII (Anno B)

Due identici miracoli, compiuti a distanza di secoli, per mezzo del profeta Eliseo e direttamente da Gesù. Sappiamo bene che i miracoli veri vengono da Dio e sono una delle prove anche razionali dell’esistenza di Dio. Nei due miracoli, oggi raccontati, abbiamo il trionfo della collaborazione Dio-uomo. Qui Dio sembra voler agire solo se c’è la piena collaborazione dell’uomo.

Torniamo da Eliseo. Un uomo offre al profeta, come primizia, venti pani. Eliseo gli ordina: “Dalli da mangiare alla gente”. Erano un centinaio le persone. Mangiarono a sazietà e ne avanzarono anche. Miracolo strepitoso. Infatti solo Dio può compiere i miracoli veri. Alla fine la gente, intelligente, non ringraziò Eliseo, né il generoso offerente, ma Dio. Con questo miracolo, Dio ci insegna che ogni credente, che vive con i frutti della terra, deve sentire il bisogno di ringraziare Dio per i generosi frutti della terra lavorata.

Un tempo i nostri contadini, in giorni stabiliti, portavano in chiesa le primizie dei raccolti, come sacrificio gradito a Dio e perché, ai poveri, arrivasse il necessario per vivere. È questo uno dei numerosi valori che attribuiamo alle offerte che raccogliamo in chiesa. Ma il valore più grande del miracolo compiuto per mezzo del profeta, sta nella generosità di quel signore. Aveva venti pani. Li donò tutti. Dio premiò la sua generosità con il miracolo della moltiplicazione dei pani.

È quello che primeggia anche nel miracolo, ben più clamoroso, compiuto da Gesù. Gesù si finge imbarazzato. Chiede a Filippo: “Dove possiamo comperare il pane, perché costoro (una folla enorme!) abbiano da mangiare?”. Filippo sbirciò entro la cassa tenuta da Giuda e rispose: “Impossibile!” Con un pizzico di ironia si inserì nel dialogo anche Andrea, che aggiunse: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci. Ma che cos’è questo per tanta gente?”. Sono i metodi didattici spesso usati da Gesù per insegnare verità che possano arrivare a tutti, anche alle persone più povere, umili, ignoranti, ma credenti. A Gesù, che gli porge la mano, il ragazzo dona tutto quello che la mamma gli aveva preparato, come merenda al sacco. Gesù rese grazie a Dio e a quel ragazzo, quindi fece distribuire i pani e i pesci alla folla enorme fatta di uomini, donne e bambini. Tutti ne mangiarono. Si raccolse il cibo avanzato. Ben dodici canestri. 

Lasciato lo spazio doveroso per stupire su questo incredibile miracolo, domandiamoci ora: “Ma cos’è che impoverisce così tanto il mondo? Non la mancanza di beni, ma l’egoismo di chi, pur avendo più del necessario, vuole che la ricchezza crei ricchezza, sottraendola alle mense dei più poveri, con manovre occulte che portano i ricchi a essere sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Cosa salverà il mondo? Far giungere a tutti, con leggi giuste e condivise, gli immensi beni che ci sono, ma in mano a pochi. Nel nostro piccolo, torniamo alla grande lezione di vita che ci hanno dato e ci danno i due anonimi personaggi che hanno permesso a Gesù di sfamare così tanta gente: l’ignoto benefattore di Eliseo e il nobile anonimo ragazzo da Andrea segnalato.

don Rinaldo Sommacal