Omelie
Omelia di don Rinaldo del 1 luglio 2018 - Per Anno XIII (Anno B)
C’è abbondanza di stimoli nelle letture odierne, sia per la nostra personale ricerca di perfezione, sia per trovare proposte concrete di vita sempre più preziosa, poiché guidata, non da una semplice pedagogia umana, ma dalla stessa infinita, molteplice e inesauribile sapienza divina. È sorprendente quello che afferma il primo brano da poco, con avidità, ascoltato e fatto nostro. È un brano presente nel libro sacro della Sapienza. Scritto prima dei vangeli e prima che Dio si facesse sapienza incarnata in Gesù.
Nella prima alleanza fece grande fatica venire a galla, dal profondo della coscienza umana, la verità che l’uomo, a differenza di tutte le altre creatore a lui inferiori, avesse ricevuto dal Creatore l’immortalità. Proclama il libro della sapienza: “Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura”.
Il brano, nella sua capacità di dire cose grandi in poche parole, ci dice anche chi ha causato la morte e la corruzione della parte materiale della nostra natura umana. Dice: “Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo”. Bisogna risalire alle prime pagine della Bibbia per incontrare il progetto di Dio rotto dai progenitori, tentati da Lucifero, descritto come un astuto serpente che sa sapientemente avvelenare chi è come Dio, lui che fu il più bello e grande degli angeli.
Il primo di tutti i mali è sempre la superbia che ci spinge a prendere il posto di Dio, dopo aver gratuitamente ricevuto da Lui e vita e incorruttibilità, chiamati, quindi, a realizzare, con la legge dell’amore e non dell’orgoglio, la piena somiglianza con Dio e anche a raggiungere la piena realizzazione nell’eternità di Dio.
Passando attraverso la seconda lettura, che è una lezione della condivisione dei nostri beni, sia materiali, che morali e spirituali, seguendo l’esempio del maestro, che, “Da ricco che era si fece povero per noi, perché avessimo da diventare ricchi per mezzo della sua povertà”, arriviamo, alla pagina del vangelo, dove troviamo due modi di confidare in Dio, per mezzo di Gesù, nei momenti del bisogno.
Ci commuove ogniqualvolta la leggiamo la pagina che parla della intima fede di quella donna del popolo, umile, quasi vergognosa di dover manifestare pubblicamente la sua imbarazzante malattia. Cosa fece? Si disse: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. È la bellissima strada che percorrono verso Dio gli umili veri, ma ricchi di fede nobile, che non fanno vedere all’esterno la loro ricchezza di spiritualità. Dio la vede, la conosce, la ascolta, la esaudisce e la guarisce.
Poi il miracolo in risposta alla precisa richiesta, pubblicamente fatta da un capo-sinagoga. “Mia figlia sta morendo. Vieni!”. Gesù, tra lo stupore della folla, disse alla fanciulla: “Talità kum”. La risurrezione della fanciulla ci dice anche il valore della preghiera fatta pubblicamente, insieme e senza clamori.
don Rinaldo Sommacal