Omelie

Omelia di don Rinaldo del 17 giugno 2018 - Per Anno XI (Anno B)

Siamo tornati alle domeniche all’apparenza ‘minori’ rispetto alle più recenti che si sono succedute dalla Pasqua al Corpus Domini. Ci accosteremo all’Eucaristia, imboccando il sentiero del nostro vivere quotidiano che è, o dovrebbe essere, il nostro modo prezioso e nobile dell’essere e del fare. Con queste domeniche cercheremo di riscoprire e valorizzare il gusto del ‘qui e ora’. Il quotidiano è, in verità, la nostra stessa vita, sbocciata a nostra insaputa da un seme donato dai nostri genitori, inconsapevoli di averci così procreati quasi da nulla, secondi solo ai poteri di Dio che può creare dal nulla.

È forse poca cosa riprendere in mano la nostra vita? La VITA: parola che contiene in sé ogni altra parola. Parola spesso buttata là per abitudine, quindi svilita. Il prete Albino Luciani, qui a Belluno, trattò questi altissimi valori con la teologia feriale, cioè quella compresa da tutti. La chiamò ‘catechetica in briciole’. È quello che cercheremo di fare anche noi in queste preziose domeniche rivestite di umiltà: cioè, interrogare i misteri della nostra fede con il linguaggio dei bambini. Lo faremo, interrogando alcune parole definite poco fa ‘Parola di Dio’. Si parla di un agricoltore che ha il potere di fecondare una zolla di terra. Quella zolla, fuori parabola, siamo ognuno di noi, oggetto di questa attenzione dell’agricoltore che è Dio in persona.

Dio non fallisce mai, né la scelta del seme, né i tempi della semina, della crescita e del raccolto. Gesù usa un linguaggio comprensibile a tutti. Quello che dice è tutto vero e noi lo impariamo andando alla sua scuola. Via via, impariamo di essere un miracolo vivente, che va crescendo, istante dopo istante, in un modo prodigioso, inarrestabile, perfino sconcertante.

Per capire questo gioco tra l’essere e il non essere, tra il saperlo e no, ci vengono in aiuto altre due paginette sentite poco fa. Il profeta Ezechiele, in tempi turbolenti, riceve da Dio l’ordine di dire a tutti che ognuno ha nelle sue viscere quel ramoscello staccato dalla cima di un nobile cedro. Crescerà a sua volta, metterà rami e darà frutti squisiti.

La risposta a Ezechiele verrà dalla bocca del più grande evangelizzatore di tutti i tempi, cioè da Paolo di Tarso che, ai Corinti, comunità inquieta e preoccupata, come quella dei nostri giorni, dice: “Fratelli, camminiamo nella fede, ma sempre pieni di fiducia”. La fede è, quindi, una strada. È un dono che viene da Dio a tutti. Ma é accolta, stando a san Paolo, solo da chi, prima di dire ‘credo’ esperimenta la fiducia senza limiti in Dio. 

La FIDUCIA. La fiducia in Dio può essere paragonata a quel bambino che si butta dalla finestra, sicuro di essere accolto dalle braccia forti del babbo, di cui ha immensa fiducia. Il passaggio della fede attraverso la fiducia in Dio, l’ho ricevuto da Enzo Bianchi, anni fa venuto a Belluno per parlare del rapporto che c’è tra il dono della fede e la virtù della fiducia. 

Quindi la FIDUCIA in Dio ci porta alla FEDE in Dio. Ecco un percorso che anche noi possiamo sperimentare.

don Rinaldo Sommacal