Omelie

Omelia di don Rinaldo del 3 giugno 2018 - Corpus Domini (Anno B)

“Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”. Chi può resistere ad un simile invito? Sono le solenni parole che Gesù pronunciò, per annunciare il banchetto eucaristico che noi cristiani cattolici allestiamo ogni domenica e che proprio ora stiamo onorando. Pertanto, il pane e il vino, su cui Gesù, con potere divino, proclamò quelle parole sbalorditive e creative, non è più pane, non è più vino, ma, pur conservandone le apparenze, sono la presenza reale di Gesù risorto, ma che, con questo pasto, vuole perpetuare la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, per la salvezza di tutti.

Perché questa cena non fosse solo un episodio, relegato ad un tempo, ad un luogo, ad un gruppo di amici, Gesù ordinò: “Fate questo in memoria di me”. Con quel comando, Gesù donò il suo potere sacerdotale ai suoi discepoli. Quando un prete, rivestito del potere sacerdotale di Gesù, prende del pane, prende del vino e sul pane e sul vino dice con Gesù: “Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue”, non è più lui che parla, ma Gesù.

I primi destinatari di questo miracolo siamo noi, che diventiamo concelebranti e commensali con il presbitero, in forza del battesimo che ci ha donato il carisma profetico, sacerdotale e regale. Quale il miracolo nel miracolo? Avere la presenza reale tra noi ed in noi di Gesù e di poterlo coscientemente ricevere in cibo senza andare in estasi.

A questo punto, facciamo un piccolo ragionamento scolastico. Cosa succede in noi, quando ingeriamo del cibo e della bevanda? Per la sua sussistenza, il nostro corpo dipende dal cibo e alla bevanda. Chi non mangia, chi non beve, sicuramente muore. L’organismo umano, pur dipendendo dai cibi e dalle bevande, è però più forte di essi. Li elabora, li assimila, li espelle e vive. Non così con il pane e con il vino eucaristici. 

Ogni religione ha bisogno di nutrirsi di verità che vengono da Dio e portano a Dio. La nostra fede cristiana, però, ci offre un cibo che non viene dal basso, ma dall’alto, da Dio stesso, dall’Uomo-Dio che si fa presente sulle nostre mense domenicali ed eucaristiche sotto le sembianze del pane e del vino.

Noi, se affamati di Dio, ci sentiamo dire: “Beati gli invitati alla mensa del Signore”. Riceviamo, quindi, il pane eucaristico con le parole: “È il corpo di Cristo”. Ma, ricevuta l’eucaristia, predomina in noi la legge del più forte. Quel pane è realmente Gesù, ma Gesù è il più forte. Mentre il nostro corpo riceve e assimila fisicamente le specie eucaristiche, Gesù assimila realmente noi a Sé.

In altre parole: la nostra persona si conforma alla sostanza di ciò che abbiamo mangiato, cioè diventa corpo di Cristo. Ma il prodigio non è finito. Quanti, cibandosi dell’eucaristia diventano una cosa sola con Gesù, altrettanto diventano tra loro un corpo solo. È così che nasce e cresce la Chiesa di Cristo.

don Rinaldo Sommacal