Omelie

Omelia di don Rinaldo del 13 maggio 2018 - Ascensione (Anno B)

Chi è questo signor Teofilo a cui si rivolge l’autore del libro sacro, Atti degli Apostoli? Ma, ancor prima, chi è l’autore di ‘Atti degli Apostoli’ che scrive a Teofilo e gli confida di essere anche l’autore del terzo Vangelo, in cui scrisse tutto quello che Gesù fece e insegnò, dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo?’ Lo scrittore del terzo Vangelo è Luca, che così si presenta a Teofilo: “Ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un racconto ordinato per te, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”.

Di professione Luca è un medico, come cristiano è discepolo di Paolo. La sua prerogativa professionale è quella di scrivere solo dopo accurate ricerche, che gli garantiscono la solidità scientifica. Prerogativa che seguì nello scrivere ‘Atti degli Apostoli’ e ‘Terzo Vangelo’.

Luca si rivolge a Teofilo. Ma chi era o chi poteva essere per Luca costui, a cui affidare i suoi preziosissimi e divini scritti? Teofilo potrebbe essere stato una persona concreta, ma, siccome è un nome greco che significa ‘innamorato’, Teofilo potrebbe anche essere ogni innamorato di Dio, ogni amante di Gesù, ogni Comunità cristiana amata da Gesù. Anche ognuno di noi oggi può sentirsi Teofilo, la cui caratteristica fondamentale è quella di essere in ascolto della Parola di Dio. L’ascolto deve essere progressivo e mai sazio, perché mai si esaurirà la verità e, di conseguenza, la sete di crescere ulteriormente nella verità.

Il Teofilo, che c’è in tutti noi, ritorni a farsi gioioso ascolto. È il pressante invito che scende su noi dalla solennità dell’Ascensione che stiamo celebrando con gioia grande.

Anche Paolo ha parole forti da dirci e da consegnarci, lui in catene. Ascoltiamolo: “Io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”.

Come viviamo questa esortazione in noi, tra di noi e verso gli altri? Che fine ha fatto la sincera dolcezza dello sguardo, della parola, del gesto? Perché spesso ci nascondiamo dietro le apparenze?

Con il benessere economico, alla magnanimità e alla condivisione che regnava tra noi  ai tempi della povertà, è subentrata dilagante la pseudo civiltà della diffidenza, del sospetto e dell’egoismo. Ogni piccola contrarietà viene vissuta con sproporzionata violenza che non può non scatenare altra violenza.

Cosa manca a noi cristiani, con gli occhi rivolti al cielo? Spesso ci manca di passare dai fatti anche inquietanti di casa nostra alle meravigliose parole-guida del Vangelo. A noi non manca la cultura cristiana, semmai, la coerenza. Chi con amore si mette a servizio di tutto il corpo umano, come fosse il corpo di Cristo, con sorpresa scopre di amare di più anche se stesso e di ricevere in cambio ben più di quanto ha dato. Il cristiano autentico, nel piccolo come nel grande, diventa portatore di speranza, la grande assente, oggi, sulle strade del mondo.

La rabbia abbrutisce. La fede genera bellezza dintorno!

don Rinaldo Sommacal