Omelie
Omelia di don Rinaldo del 15 aprile 2018 - Pasqua III (Anno B)
Dopo che Gesù risorto tornò alla destra del Padre, Pietro, da Gesù designato a essere il suo visibile successore qui in terra, prese con autorità la guida della Chiesa. Non ebbe dubbi nell’attribuire la causa della passione e morte di Gesù ai peccati di tutti gli uomini. Pilato fu solo un tassello della trama tesa dall’umanità peccatrice a Gesù. Chi consegnò Gesù a Pilato e chi lo rinnegò, secondo Pietro, fu il popolo, pilotato certamente dai maligni mestatori delle folle, obbrobrio che continua anche oggi.
Ma Pietro non si fermò alla denuncia. Aggiunse: “Se il popolo arrivò al deicidio, Dio, in risposta, mutò l’immolazione del Figlio in sacrificio di espiazione degli stessi peccati commessi dal popolo, anche da noi. Dove abbondò l’iniquità, sovrabbondò la grazia. Pietro concluse il suo discorso da maestro e pastore dicendo a tutti: “Pentitevi e cambiate modo di pensare e di fare. Vi saranno così perdonati tutti i peccati”.
Sì, la crocifissione di Gesù mette a confronto in un prodigioso duello, la colpa e il perdono. In concreto, cosa dobbiamo e possiamo fare per passare dalle nostre colpe personali e sociali al perdono, per entrare di diritto nel popolo dei salvati e che, a loro volta salvano?
Interviene Giovanni, l’unico che ebbe il coraggio di stare accanto al Maestro durante la sua passione e morte; il primo degli apostoli che, con Pietro, constatò che il sepolcro, dove era stato deposto Gesù, era vuoto. “E vide e credette” disse di se stesso quel mattino di Pasqua.
Nel vangelo odierno Giovanni traccia la strada che porta sicuramente l’uomo alla salvezza, a qualsiasi religione appartenga, purché in quella religione pensi di incontrarsi con il vero Dio, il Dio buono e misericordioso. Dice Giovanni: “Abbiamo un avvocato presso il Padre”. “Abbiamo!” cioè al plurale.
L’avvocato è a nostro favore, a nostra difesa, anche senza essere stato ufficialmente chiamato. È il Padre che gli ha affidato questo compito, con questo preciso scopo: “…perché nessuno dei miei figli vada perduto”. L’avvocato è Gesù. Ci difende davanti a se stesso e davanti all’offeso, al suo e al nostro Padre.
Dio Padre ha già il cuore tenero nei nostri confronti, ma vuole essere giusto e non fare preferenze. Per essere imparziale, chiede la più scrupolosa riparazione di ogni debito contratto da ognuno di noi nei Suoi confronti e nei confronti del nostro prossimo. Chi può, non solo riparare tutte le nostre colpe, ma anche sovrabbondare di grazia? Solo Gesù, solo ‘uno’, l’Emmanuele. Cosa ci chiede in cambio? Di accoglierlo, di ascoltarlo. Chi lo accoglie e lo ascolta è da lui accolto e ascoltato. Ce lo dicono i Dodici, sui quali Gesù ha fondato noi, sua Chiesa
Da Risorto apparve loro più volte e in modi concretissimi. Alla fine li investì di questa precisa missione: “Di questo, cioè della mia risurrezione dai morti, che voi vedete con i vostri occhi, sarete i miei qualificati testimoni”.
Cristiano che ancora dubiti, scopri quanto è nobile, soave, ragionevole e vantaggioso credere nella risurrezione con la guida di Cristo veramente morto e veramente risorto.
don Rinaldo Sommacal