Omelie
Omelia di don Rinaldo dell'8 aprile 2018 - Pasqua II (Anno B)
Pasqua: otto giorni dopo. Per arrivare a immergerci gioiosamente nella genuina fede pasquale è necessario partire dalle nostre concretissime situazioni, a volte belle e facili, spesso difficili, in qualche caso disperate, e approdare alla verità certissima che Gesù é veramente risorto e, con lui, è rinato l’intero creato. Se questa pietra d’angolo avesse da cedere, cadrebbe l’intero impianto della fede cristiana.
Richiamiamo, allora, i frutti della fede pasquale. Chi crede senza riserve a Cristo, scende nelle viscere di Cristo morto, per rinascere con Lui a vita nuova. Pertanto andiamo a Cristo; moriamo con Cristo a tutte le nostre divisioni; in Cristo risorgiamo a vita nuova, tra noi uniti, come un solo corpo dalle innumerevoli membra che siamo noi.
Con una logica infallibile veniamo a scoprire che, chi con Cristo muore, muore a ciò che divide, per rinascere con Gesù risorto a ciò che unifica e dà vita. Se la fede pasquale scorre nelle nostre vene, scorre in noi il Risorto e anche la nostra risurrezione. Se scorre in noi il Risorto, anche noi abbiamo un cuor solo e un’anima sola, pur nella immensa molteplicità e diversità delle membra.
Se siamo un solo corpo in Cristo, non dobbiamo farci del male. Chi offende un suo simile, offende il Cristo che è in lui. Ogni peccato è sempre una ferita che si ritorce su di noi.
Alla salutare fede nel Risorto, però, si arriva normalmente passando attraverso il tormentone dei dubbi. Il capofila dei dubbiosi è nientemeno che un apostolo di Gesù, san Tommaso.
Quante volte abbiamo incontrato predicatori che umiliavano i dubbiosi come fossero dei disobbedienti impenitenti! Invece, a mio modo di vedere, Tommaso è uno dei doni più preziosi che il Risorto ha consegnato alla Sua Chiesa.
Ma, se Tommaso è il capofila dei dubbiosi, anche tutti gli altri apostoli dubitarono su Gesù risorto. E le pie donne? Pur pervase dall’amore per il Maestro, pure loro furono assalite, in un primo momento, da atroci dubbi devastanti. Discepoli e pie donne si ricredettero solo alla luce dell’evidenza, cioè solo dopo aver incontrato Gesù, il Risorto in persona.
Chissà dove era andato a nascondersi quel ‘terzo giorno’ Tommaso. Al racconto entusiasta degli altri Tommaso reagì con un dubbio rabbioso che aveva le sembianze di una sfida. Esclamò, infatti: “Se non vedo… se non tocco… non credo”. Grazie Tommaso, perché hai strappato da Gesù Risorto, la prova dell’evidenza: “Metti qua il tuo dito… guarda le mie mani… metti la tua nel mio costato e non essere più incredulo”.
Come risposta ci hai consegnato una delle più belle preghiere che il cristiano, bisognoso di certezze, fa sua, cioè “Signore mio e Dio mio". Gesù, pensando a noi, ti disse con solennità: “Beati coloro che, pur non avendo visto, crederanno”. Che di più? Nulla!
don Rinaldo Sommacal