Omelie
Omelia di don Rinaldo del 18 marzo 2018 - Quaresima V (Anno B
La liturgia della Parola, che stiamo celebrando, ci conduce a rileggere il nostro passato, più o meno recente, che diventa un serio interrogativo sul nostro traballante presente. Un passato scritto da noi, ma con una proiezione verso un futuro scritto a quattro mani: le nostre e, ben più preziose, quelle di Gesù, che, come uomo, fa sua la nostra identità, ma come Dio, purifica la nostra persona e ne rigenera una nuova e vincente.
Gesù è quell’uomo-Dio che, più lo ascolti, più ti viene la voglia di ascoltarlo e di diventare un suo gioioso e impegnato discepolo. Lo senti diventare un tutt’uno con te, con il tuo ‘io’. Se sei un peccatore ti purifica, se sei alla ricerca del tuo ideale te lo indica, se sei debole ti rinforza, se hai fede in Lui già pregusti il tuo ‘dopo’, cioè il ‘sempre’.
Essendo Lui la verità, non ti nasconde nulla, né le tue virtù, né le tue debolezze, né gli sbagli più o meno devastanti, né i tuoi scoraggiamenti, le tue domande senza risposta, e che, a volte, ti fanno dire: “Mollo tutto!”.
Gesù è in ogni stadio ed in ogni stanza della nostra esperienza esistenziale. Quando parla, a volte ci fa intravvedere il paradiso, che potrebbe anche farci paura, causa la nostra inadeguatezza; ma poi sa anche dire e fare quello di cui ognuno di noi ha bisogno in quel frangente, in quella situazione, in quella difficoltà, in quel determinato momento di vita. È allora che sentiamo di volere e di avere un Dio buono e misericordioso. E chi è più presente di Lui, che fa del suo cuore una sorgente inesauribile di ascolto e di amore. Dopo averti detto la verità tutta intera, Dio è capace di cogliere anche il più piccolo tuo segno di pentimento.
Se necessario, giunto il tuo ultimo respiro, ti dirà: “Oggi stesso sarai con me in paradiso”.
Con voi e per noi tutti, cercherò ora di spulciare alcune parole che Dio ci sta consegnando oggi con questa liturgia che stiamo celebrando. Vorrei che fossero, in un certo senso, ascoltate come fosse la prima volta e divorate con appetito, per dare poi frutti di vita da Gesù condivisa.
La prima Parola la prendo dal profeta Isaia. Disse e ci dice: “Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore”. Sono pagine scritte sul nostro cuore. Sappiamo che Dio in persona le ha scritte sul nostro cuore. Tutti le possediamo. È un dono personale di Dio. Non lasciamole cadere nel dimenticatoio.
Seconda Parola: la splendida lettera agli Ebrei ci dice: “Gesù, pur essendo figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì…e divenne causa di salvezza”. Non è un semplice auspicio. È una grande lezione. Dov’è andata la virtù dell’obbedienza cristiana? È e sarà una virtù se amata e vissuta come la amò e la visse Gesù nel fare la volontà del Padre.
Terza Parola. È il testamento di Gesù. Disse e torna a dircelo: “Quando sarò innalzato da terra (cioè crocifisso) attirerò tutti a me”. Nessun commento! Solo commozione da parte nostra, eredi testamentari.
don Rinaldo Sommacal